
Il Battistero di San Giovanni in Laterano a Roma, considerato il più antico del mondo, ospita una serie di bellezze architettoniche ed artistiche di grande rilievo. Essendo stato eretto da Costantino stesso, per poi essere restaurato ed abbellito nel corso dei secoli, non può non celare meraviglie e segreti. Ebbi già modo di scrivere qualcosa a riguardo, e cliccando qui potrete approfondire. Ma per una guida turistica come me questo non basta, perché oggi voglio descrivervi una piccola chicca, dandovi anche un motivo in più per visitare il battistero e le sue piccole ricchezze.
Tra esse, vorrei parlare oggi della Cappella di San Giovanni Battista. Originariamente realizzata per volere di papa Ilaro addirittura nel V secolo d.C., con tanto di fantastici mosaici a decorarne il soffitto, oggi ne rimangono in parte le forme medioevali ed in parte quelle settecentesche. Come spesso accade, restauri e rimaneggiamenti vari ne hanno completamente modificato l'esterno e le decorazioni. Basti pensare come i mosaici sono spariti, mentre la statua del Santo non è certamente del V secolo bensì di metà Settecento, realizzata da Luigi Valadier. Quest'ultimo prese a modello un'altra opera scultorea, lignea questa volta, che secondo alcune tradizioni era da ascrivere addirittura a Donatello. Ciò attesta, una volta di più, come l’eredità artistica, in Italia e a Roma in particolare, sia una fucina inesauribile e come, inoltre, il Battistero di San Giovanni fosse stato per molto tempo oggetto di restauri ed interventi. Questa cappella di forma ovale, infatti, fu restaurata soprattutto sotto il pontefice Onorio III nel Duecento, un papa molto attento al rinnovamento e ammodernamento di chiese, basiliche e cappelle. Ma c'è dell'altro, che rende questa cappella davvero unica. Le sue cosiddette Porte Melodiose! Si narra, infatti, che i battenti bronzei, girando attorno ai cardini, emettessero un suono talmente armonioso che sembrava essere prodotto da un organo. Il segreto sta nel fatto che i battenti non sono solo di bronzo, ma hanno anche una componente d’argento e, forse, d’oro. Un vero peccato che tale suono non si senta più a causa di un attentato accorso nel 1993 ad opera di mafiosi, in un periodo certamente buio per la storia recente d'Italia.
Ciò che sicuramente rimane impresso nella memoria è rappresentato dalle parole che lo stesso Dante dedicò a queste porte e a questo suono quasi celestiale, che lui descrisse come porte che "cantano". E se lo dice uno come lui dobbiamo crederci! Interessante dunque notare come a Roma anche i dettagli contano, eccome. E sebbene a volte, come in questo specifico caso, non possiamo più godere di certe meraviglie del passato, ciò non fa altro che contribuire ad arricchire ancor di più l'eredità artistica e storica di una città come Roma.