
Molti li vedono, giorno dopo giorno, senza magari degnare loro di uno sguardo. Ma questi due leoni, di granito nero con venature rossastre, poste proprio all'inizio della Cordonata di Michelangelo che porta sul Campidoglio, hanno un'origine ed una storia degna di nota. Come sempre a Roma è giusto dare il giusto risalto anche a qualcosa che sembra poco importante, soprattutto se a pochissima distanza da monumenti come l'Altare della Patria. Ma da guida turistica locale vi avverto che è sempre meglio tenere gli occhi bene aperti, per poter entrare in contatto con qualcosa di molto intrigante. Vediamo assieme, dunque, la storia di queste due granitiche sculture.
Innanzitutto, come si può ben comprendere, i due leoni sono di chiaro stampo egizio. Provengono esattamente dalla terra dei Faraoni e furono spostati a Roma, come ornamenta, a decorazione dell'Iseo Campense (il grande tempio dedicato ad Iside che ebbe il suo massimo splendore nel I-II secolo d.C.). Come molti altre fantastiche decorazioni di questo antico tempio, come ad esempio il piccolo obelisco di Piazza delle Rotonda, davanti al Pantheon, anche questi due leoni hanno vissuto vicissitudini, trasferimenti, vandalismi e non solo. Innanzitutto è giusto indicare come, inizialmente, i due leoni fossero posti all'ingresso della Chiesa di Santo Stefano del Cacco, a pochi passi da Santa Maria sopra Minerva, proprio nella zona in cui, anticamente, sorgeva il tempio di Iside. Una divinità straniera importata nell'Urbe antica, come era quasi prassi nella multiculturale e multi religiosa Roma dell'epoca. Fu con papa Pio IV Medici, nel 1562, che i due bellissimi leoni furono spostati nella loro sede attuale. La curiosità è che, inizialmente, i due felini in granito nero non erano affatto fontane, bensì semplici statue. Solo nel 1587 furono adattate a fontane, inserendo le cannelle che vediamo ancora oggi, da dove l'acqua sgorga, e con l'aggiunta anche dei basamenti in travertino e dei piccoli calici su cui cade l'acqua, il tutto su disegno di Giacomo della Porta. Architetto, ricordiamolo, che ha firmato moltissime delle fontane cinquecentesche che, ancora oggi, abbelliscono la Città Eterna. Perché tale modifica? Semplicemente per indicare ai Romani come anche lì, sul Campidoglio, grazie alla costruzione dell'Acquedotto Felice (voluto da papa Sisto V, al tempo Felice Peretti, a cui dobbiamo anche la prima fontana mostra di Roma, come potete leggere qui), della nuova e buona acqua era accessibile.
Per concludere aggiungo anche di come, nel corso dei secoli, i due leoni furono inizialmente spostati all'interno dei Musei Capitolini, per evitare vandalismi, per poi successivamente essere reinseriti nel loro contesto attuale. Si vede, dunque, di come anche qualcosa di apparentemente semplice, ma allo stesso tempo bello, può riservare sorprese. Una storia lunga e complessa, che parte dalla mania degli antichi romani per tutto ciò che proveniva dall'antico Egitto, fino all'altrettanto maniacale volontà di alcuni pontefici, soprattutto del Cinquecento, di adornare Roma di fontane in memoria della loro politica di approvvigionamento d'acqua, con la ricostruzione di antichi acquedotti. Tutto questo ci dicono questi due leoni in granito.