
Ho già avuto modo, in passato, di descrivervi la Basilica di Sant'Andrea della Valle, perla della Controriforma a Roma. Una chiesa particolare, con una facciata asimmetrica e una cupola davvero senza eguali. Ma, da brava guida turistica locale della Città Eterna, quest'oggi mi voglio concentrare su un altro elemento che rende questo luogo di culto speciale. Infatti qui vi sono dei monumenti funebri di pontefici del passato, e uno di essi è legato a un papa che, soprattutto nel campo delle arti, ha lasciato il segno. Un vero umanista, se vogliamo definirlo così. Papa Pio II Piccolomini.
Fu un pontefice della prima metà del Quattrocento, il momento in cui Roma stava pienamente uscendo dal Medioevo per abbracciare le nuove istanze che porteranno, in seguito, al Rinascimento. Personalità interessante quella del pontefice, al secolo Enea Silvio Piccolomini. Grande studioso e letterato, lasciò ai posteri opere come i Commentari, scritti in latino e in terza persona, dove scrisse un po' di tutto, dai costumi dell'epoca al diritto. Da aggiungere anche una piccola storiella con due amanti come protagonisti, forse con riferimenti autobiografici. Ma ciò che è interessante è come Pio II, quando ancora non era pontefice, riuscisse a muoversi nella grande diplomazia dell'epoca, venendo a contatto con gli uomini più potenti dell'Europa di quel secolo. Innanzitutto divenne segretario e consulente di fiducia di Felice V, un antipapa. Fu proprio costui, figura in completa antitesi alla Curia Romana ufficiale, ad inviare Enea Silvio alla corte di Federico III, imperatore del Sacro Romano Impero. Il sovrano vide molte qualità nel futuro papa, tanto da renderlo, a sua volta, suo stretto e fido consigliere. E quando la distruzione di una parte dell'esercito tedesco indusse l'imperatore a ricucire i rapporti con la Chiesa di Roma, presieduta dal vero e legittimo pontefice Eugenio IV, fu proprio Enea Silvio ad essere incaricato di essere il latore, presso il papa, delle richieste imperiali. E il pontefice a Roma, a sua volta, porse le sue condizioni al futuro papa Pio II, che venne incaricato di ritornare in Germania e cercare di ricucire lo strappo tra la Chiesa di Roma ed il Sacro Romano Impero. Insomma, in poco tempo quest'uomo si ritrovò a lavorare per un antipapa, un imperatore ed un pontefice nello stesso momento, portando messaggi diametralmente opposti rispetto a quello che il suo precedente ruolo dovrebbe prevedere. Nella Roma e nell'Europa del Quattrocento poteva accadere anche di questo. Alla fine, nel 1458, dopo aver abbracciato la carriera ecclesiastica, Enea Silvio fu eletto papa con il nome di Pio II. Non lasciò grandissime tracce del suo passaggio a Roma, non rispetto ad altri pontefici certo. Dopotutto, aveva già avuto molto da fare prima della sua elezione al soglio di Pietro.
La figura di questo papa, che viene ricordato in quel bel monumento funebre nella Basilica di Sant'Andrea della Valle (siamo all'altezza del transetto), ci ricorda, meglio di altri, qual era il ruolo del pontefice nell'intricato intreccio politico e sociale europeo dell'epoca. Il papa non era solo il leader religioso ma molto, molto di più. Anche attraverso guerre, se non con la diplomazia, nella Roma dell'epoca vi era una vera e propria corte regia, come se ne vedevano altre in Europa. Successivamente si trasformò in una sorta di signoria, un po' come la Firenze dei Medici. Pio II Piccolomini, comunque sia, incarna alla perfezione quanto, a volte, prima delle carriera ecclesiastica venisse quella politica. E che solo perseguendo bene la seconda strada si poteva spianare, a volte, il successo anche in campo ecclesiastico.