
A Roma vi sono dei luoghi di sicuro fascino, sebbene a prima vista potrebbe non essere così. Pensate a un cimitero, a esempio. Non vi verrebbe in mente di visitarlo, non come prima idea. Però vi dico, da vostra guida turistica locale, che a volte fare una passeggiata in un cimitero storico della Città Eterna merita, quantomeno per rimanere un poco in contemplazione, o per ricordare personalità che, in un modo o nell'altro, hanno lasciato il segno nella Storia. Con la famosa Piramide a fare da sfondo, c'è un angolo di Roma che attrae per la sua tranquillità, pace ed estrema peculiarità: il cimitero acattolico.
Chiamato anche cimitero degli artisti, cimitero dei poeti e cimitero degli Inglesi (dalla nazionalità dei defunti che, per la maggior parte, provengono dal mondo anglosassone), questo romantico cimitero, con le sue tombe e mausolei, ospita circa 4000 sepolture. Un piccolo muro divisorio ed un fossato dividono l'area in due parti: una più antica ed una un poco più moderna. Nella prima zona a volte è anche difficile vedere le tombe, coperte come sono dall'erba, questo perché è da qui che, per la prima volta già nel Seicento, il Sant'Uffizio diede la possibilità a tutti i non cattolici di essere sepolti a Roma. Una decisione dopotutto storica, un cimitero completamente nuovo per l'Urbe che sorse laddove sorgeva i cosiddetti prati del popolo romano. In questa zona, infatti, i Romani usavano portare il loro bestiame a pascolare, così come si usava conservare il vino della vicina zona dei Monti di Cocci. Qui, a ridosso della celebre Piramide, dopotutto si era in estrema periferia! Siamo in zona Testaccio, dopotutto, area che cominciò, per davvero, a popolarsi solo dalla fine dell'Ottocento. Prima, per i locali, essere così vicini alle Mura Aureliane o alla Piramide, vestigia del glorioso passato di Roma, voleva dire essere a pochissimi passi dall'aperta campagna, completamente al di fuori della città. Solo, però, agli inizi del Settecento si hanno i primi documenti in cui vengono indicate le prime sepolture. Come in molti cimiteri, anche qui trovano eterno riposo uomini e donne accomunati, esclusivamente, dalla loro fede non cattolica. Tra essi cito Antonio Gramsci, il celebre poeta e scrittore Percy Shelley (morto annegato a Viareggio) o John Keats, che nel celebre epitaffio sulla sua tomba non si fa neanche citare. E' infatti scritto "This grave contains all that was mortal, of a YOUNG ENGLISH POET, who on his death bed, in the bitterness of his heart, at the malicious power of his enemies, desired these words to be engraven on his tombstone: Here lies one whose name was writ in water", che significa "Questa tomba contiene i resti mortali di un GIOVANE POETA INGLESE che, sul letto di morte, nell’amarezza del suo cuore, di fronte al potere maligno dei suoi nemici, volle che fossero incise queste parole sulla sua lapide: “Qui giace uno il cui nome fu scritto sull’acqua".
Questi piccolo esempio dà idea di quanto possa essere bello, se mi passate il termine, passeggiare tra le tombe e le lapidi, alcune monumentali, altre vere e proprie opere d'arte, del cimitero acattolico. Un luogo di apparente morte, immobile ed eterno, che però ci permette di uscire per un poco dal caos cittadino e dalla grande folla del centro storico, per addentrarci in un più intimo contatto, se volete, con noi stessi. Non mancano poi i tributi a personaggi famosi. Riprendendo l'epitaffio della tomba di Keats, è bello notare come, a poca distanza da essa, su di un'altra sepoltura possiamo leggere, come in un muto dialogo: "Keats! Se il tuo caro nome fu scritto sull'acqua, ogni goccia è caduta dal volto di chi ti piange".