
La Fonte di Giuturna si trova a pochissimi passi dal Tempio dei Dioscuri al Foro Romano. Pochi resti marmorei che, però, sono in grado di proiettarci in miti e leggende, in storie di divinità e non solo. Venite con me in questo angolo di Foro Romano per conoscere qualche tipica curiosità su Roma.
Giuturna era la personificazione della fonte naturale che, dalle pendici del Palatino, sgorgava proprio nell’area del Foro, il fulcro di Roma antica. Immaginate l’importanza che tale fonte potesse avere: acqua pura che, dal luogo in cui la città fu fondata, scende sino al centro sociale e politico di Roma. Solitamente i Romani usavano personificare, e sacralizzare, elementi naturali quali fonti, boschi, fiumi e via discorrendo. E questo è un esempio calzante. Dopotutto Giuturna è, in primo luogo, un personaggio mitologico di cui narra, ad esempio, il celebre Virgilio nella sua Eneide. L'autore scrisse che "Giove si era innamorato di Giuturna, una donna mortale. In cambio del suo amore le aveva donato l’immortalità, trasformandola nella ninfa dei corsi d’acqua dolce, dei laghi e della salute". Non solo, poiché la Fonte di Giuturna è legata a numerosissimi miti e tradizioni varie, che attraversano secoli, periodi completamente diversi tra di loro, avendo anche a che fare con numerosi personaggi che hanno fatto la storia di Roma. In una di queste leggende si narra di come proprio i Dioscuri, (i due gemelli Castore e Polluce, figli di Giove), si abbeverarono proprio qui dopo il decisivo l’aiuto dato ai Romani nel corso dell’importante battaglia del Lago Regillo agli inizi del V secolo a.C. I loro due fantastici destrieri seguirono l’esempio dei loro cavalieri che, ristoranti dalle fatiche ma felici di aver aiutato Roma, tornarono su in cielo, assieme al divino Padre. Interessante dunque notare come spesso, per la costruzione di edifici templari, nella Roma antica venivano scelti dei luoghi carichi di simbolismo che potessero mettere in relazione diversi elementi architettonici, come la Fonte di Giuturna ed il Tempio dei Dioscuri (se volete saperne di più sui divini Gemelli cliccate qui).
Ma c’è un’alta tradizione che ci racconta il momento esatto in cui la storia di Roma cambiò definitivamente! Siamo nel 337 d.C., quando l’unico imperatore era Costantino. Una gravissima epidemia stava mietendo numerosissime vittime, e neanche i sacerdoti romani riuscirono a trovare il bandolo della matassa per migliorare la situazione. Pareva che gli Dèi avessero abbandonato la città. Si tentò di tutto, arrivando quasi a sacrificare giovani vite, quindi veri e propri omicidi rituali, pur di sfuggire a quella incredibile e distruttiva epidemia. Una notte, un Costantino ormai vicino alla morte, anch’esso vittima delle febbri della malattia, ebbe un sogno: i due patroni di Roma, San Pietro e San Paolo, apparvero all’imperatore annunciandogli che se voleva aiutare la sua popolazione e se stesso avrebbe dovuto trovare un sant’uomo di nome Silvestro. Era un eremita, e Costantino ci mise dal tempo a farlo trovare. Una volta introdotto a corte, Silvestro portò Costantino proprio alla Fonte di Giuturna, facendolo immergere per ben tre volte nella sacra fonte. Lo battezzò, ed una volta terminata la cerimonia religiosa l’epidemia stessa cessò. Un simbolo di cambiamento, un nuovo inizio per Costantino e per la storia di Roma stessa, che virò decisivamente verso il cristianesimo, abbandonando il politeismo.
Non solo, poiché dopo questa vicenda un’altra storia, avente per protagonista Silvestro e la Fonte di Giuturna, ci viene narrata da alcuni fonti. Pare, infatti, che in una camera sotterranea situata proprio sotto la fonte, un enorme dragone prese dimora. Fu chiamato proprio Silvestro e risolvere la questione, con l’aiuto di Cristo e di Dio. Secondo la storia il sant’uomo arrivò fino a pochi passi dal dragone, dicendo: "Gesù Cristo nato da una vergine, crocifisso e sepolto, è risorto e siede alla destra del Padre; verrà un giorno a giudicare i vivi e i morti: tu Satana, aspetta la Sua venuta nella fossa". Poi legò la testa del drago con un filo preso dalla sua veste, ed il mostro si acquietò, rimanendo per sempre nelle profondità della terra. Vedete quanto strane storie popolano la cultura di Roma?