
Questa è la magnifica cupola della Basilica di Sant’Andrea della Valle a Roma, affrescata dal Lanfranco con la cosiddetta "Gloria del Paradiso". Uno dei più bei affreschi visibili all'interno di basiliche romane, un'opera pittorica capace di mostrarci come, all'epoca, a poco a poco l'arte stava prendendo una strada diversa dal solito.
Il cantiere della basilica fu inaugurato nel 1591, per protrarsi poi nel corso degli anni. Solo nel 1620, infatti, il progetto passò nelle mani del Maderno (colui che completò la facciata della Basilica di San Pietro, ad esempio), che si concentrò soprattutto sulla cupola, rendendola una delle più alte di tutta Roma! La chiesa, in sé, racchiude tutti i crismi, soprattutto nell’apparato decorativo e nella pianta (navata unica fiancheggiata da cappelle) della Controriforma di fine ’500. Ed è proprio qui che possono essere messi a confronto due grandi protagonisti dell’arte della prima metà del ’600: Domenichino e Lanfranco. Entrambi provengono dalla bottega e dalla scuola di Annibale Carracci, un maestro che fece, è proprio il caso di dirlo, scuola. Era un’artista, il Carracci, che sapeva muoversi nel mondo dell’arte dell’epoca, allacciando i giusti rapporti con le giuste persone, interpretando la sua pittura seguendo tutti i canoni, ed i gusti, che accattivavano pontefici, cardinali o nobiluomini. Un uomo che, inoltre, aprì uno studio tra i migliori di tutta la penisola italica. E proprio dal suo studio si svilupparono e maturarono Domenichino e Lanfranco, i quali però, nonostante le comuni origini, scelsero delle strade completamente diverse.
Se il primo, però, rimase su uno schema molto più classico, il Lanfranco scelse una via che verrà, in seguito, esplorata da tutti i grandi maestri del Barocco. Possiamo visivamente notare questa differenza proprio qui, all’interno della Basilica di Sant’Andrea della Valle ed ammirando in particolare la straordinaria cupola, la quale divenne un modello per quelle successive della stessa epoca: al Domenichino fu commissionata la decorazione dei pennacchi delle cupola, mentre al Lanfranco fu concessa l’opera e l’impegno massimi: la calotta vera e propria della cupola. Ebbene, vediamo innanzitutto i pennacchi, riempiti dalla figure dei Quattro Evangelisti, soggetti sicuramente comuni nell'arte sacra. Qui possiamo scorgere il classicismo e l'accademismo di cui si nutrì il Domenichino. Una composizione quasi geometrica la sua, molto rigorosa e precisa, in cui le figure sono effettivamente inquadrate da finte architetture e da una prospettiva ben studiata. Di tutt'altro tenore, però, la calotta della cupola, che come scritto precedentemente fu decorata con una soluzione talmente innnovativa da fare scuola negli anni successivi.
Guardando questo caratteristico elemento architettonico, ad esempio, dipinto dal Lanfranco tra il 1625 ed il 1627, notiamo come la parte interna sia completamente affrescata: cielo, nubi e figure si muovono tutte assieme, in un movimento vorticoso che ha la sua conclusione nel Cristo che si trova proprio al centro. Il soggetto sarebbe la Vergine e la sua assunzione in cielo (si vede la madre di Cristo proprio sul bordo della cupola, con i classici colori blu e rosso delle vesti). Colori e figure molto dinamiche, che si muovono in uno spazio non chiuso da alcun tipo di finta architettura (come fece Michelangelo nella volta della Cappella Sistina), bensì completamente aperto. C'è dinamismo, c'è una forte teatralità nei volti e nei gesti delle figure, c'è movimento, c'è illusione, ci sono tutte le caratteristiche di quella che sarà poi lo stile della decorazione pittorica sacra di edifici simili. Gli affreschi della cupola della Chiesa di Sant'Agnese in Agone, ad esempio, probabilmente non sarebbero mai esistiti nelle loro forme attuali senza questa (clicca qui per saperne di più). Sembra quasi che i soggetti qui rappresentati, a Sant'Andrea della Valle stiano volando liberi, librandosi nell'aria, una sensazione che anche l'osservatore potrebbe avere. Due modi diversi a confronto, due stili differenti in uno spazio così esiguo, e probabilmente anche una certa rivalità tra i due che si accese nel corso dei giorni. Pare, infatti, che il Domenichino ed il Lafranco non lesinassero dispetti reciproci, i quali a volte potevano anche essere molto pericolosi per la salute. Due artisti, comunque, che lavorarono a stretto contatto contribuendo, in maniera diversa, a rendere questa cupola una delle più belle di Roma, una vera meraviglia capace di originare altre meraviglie simili. Un modello, un piccolo inizio e indizio di quello che oggi definiamo Barocco...