

Lungo la Via Nomentana, una delle stradae più importanti di Roma, nel complesso monumentale dedicato a Sant’Agnese, vi è il bellissimo mausoleo di Santa Costanza. Questo è uno di quegli edifici senza tempo capaci di simboleggiare un'intera epoca, capaci di sottolineare il periodo di transizione che, nella Roma del IV secolo, modificò profondamente il tessuto sociale e religioso della Città Eterna. Un mausoleo che, a distanza di secoli, mantiene inalterata la sua bellezza, apprezzabile da tutti, anche da una guida turistica locale.
La storia di questo straordinario edificio circolare risale al 340 d.C. quando Costantina, la figlia dell’imperatore Costantino, decise di realizzare questo enorme edificio coperto da cupola nei pressi della sepoltura di Sant’Agnese. Quest’ultima era una santa a cui Costantina era molto devota (secondo la tradizione, inoltre, fu proprio qui che la figlia di Costantino guarì miracolosamente da una terribile malattia, pregando con devozione proprio Sant’Agnese). Si potrebbe dire, dunque, che da vera donna pia, tra l’altro con molti mezzi economici a disposizione, Costantina donò a colei che ritenne la sua santa protettrice un edificio magnifico. Inoltre il mausoleo prese il nome di Costanza nel momento in cui Costantina, divenuta a sua volta santa, venne in seguito "cristianizzata" anche nel nome. Ciò che colpisce è, innanzitutto, la struttura del mausoleo: circolare, coperto da cupola e ritmato da 12 coppie di colonne disposte ad anello, con 12 finestre che irradiano l’interno di luci e ombre. Un bellissimo gioco di luce che rendeva l’atmosfera sacra e mistica, in ossequio allo stile architettonico dell’epoca, in aggiunta anche ai fantastici mosaici che ricoprivano tutta la cupola. Peccato che tali mosaici furono completamente rimossi nel 1620, nel momento in cui, purtroppo, versavano in condizioni pessime. Per nostra fortuna, invece, sono rimasti ben conservati i mosaici, del IV secolo d.C., che abbelliscono la volta della galleria esterna alle colonne. Troviamo scene naturalistiche, volute e tralci di viti. La Natura, quindi la Vita, rappresentata in tutta la sua potenza e abbondanza. Una simbologia già utilizzata dagli antichi romani, dai pagani dal punto di vista cristiano, che ora però diventa un mezzo per spiegare la salvezza di Dio.
Nelle due nicchie che si aprono lungo l’anello esterno, inoltre, troviamo altre due scene a mosaico: la Traditio Legis e la Traditio clavium. Nella prima vediamo un Cristo, imberbe, intanto a porgere un cartiglio a San Pietro (la scena è completata da San Paolo). Tema iconografico tipico dell’arte paleocristiana, in cui Gesù continua la sua missione evangelica mandando anche i suoi discepoli a portare il Verbo di Dio. Nella Traditio Clavium, invece, Gesù porge le chiavi a San Pietro, rendendolo primo pastore della neonata Chiesa Cristiana. E’ proprio da questo episodio, con la consegna delle Chiavi, che si fa risalire la concezione per cui San Pietro è riconosciuto come primo papa della storia. Dopotutto le Chiavi di San Pietro, ancora oggi, simboleggiano sia i pontefici che l’intera Città del Vaticano. Comunque sia queste tematiche, ampiamente visibili attraverso i mosaici, sono intrecciati anche alla volontà, tutta imperiale, di legare indissolubilmente il potere religioso derivante da Cristo con quello politico di Costantino e della sua stirpe. L’imperatore, il primo a dare libertà di culto ai cristiani con il suo Editto di Milano del 313 d.C. (redatto anche da Licinio, imperatore ad Oriente), e la sua famiglia si fecero garanti della Cristianità, diventandone i più strenui difensori, e dando un impulso decisivo allo sviluppo, anche in senso architettonico, della comunità cristiana.
Grazie a questo straordinario mausoleo di Roma ed al suo apparato decorativo, dunque, è facile riconoscere una duplice via: da una parte come l’arte paleocristiana stesse, già nel IV secolo d.C. prendendo piede anche nelle classi più elevate della società romana, da poco quasi abituata alla presenza, libera ed alla luce del Sole, del Cristianesimo. Dall’altra parte si comprende come, forse per la prima volta con così tanta forza, non solo un imperatore come Costantino ma tutta la sua famiglia si fossero fatti carico, anche simbolicamente ed architettonicamente, del destino di quella nuova fede che, in modo o nell’altro, fecero la fortuna stessa dell’imperatore. Con il Mausoleo di Santa Costanza a Roma, insomma, in un intreccio di politica, religione ed arte, si può davvero entrare in contatto con un secolo, il IV d.C., foriero di cambiamenti ed evoluzioni sociali.

