
I Musei Vaticani sono giganteschi, avendo numerose gallerie e collezioni d’arte davvero sterminate. Come guida turistica locale è per me un piacere portarvi oggi in una delle sale più inusuali dei Musei Vaticani di Roma, dove troverete qualcosa che non vi aspettate.
Tra le sorprese dei Musei Vaticani annoveriamo, dunque, anche il "Padiglione delle Carrozze", in cui sono ospitate le auto, le papamobili (come quella in cui sedeva Giovanni Paolo II il giorno in cui fu vittima di un attentato), e le antiche carrozze utilizzate dai pontefici dal XIX secolo in poi. Un'ala dei Musei Vaticani di tutto rispetto e di straordinario interesse, in quanto effettivamente si occupa di un periodo molto vicino ai giorni nostri, un periodo in cui i pontefici cominciarono ad essere considerati non più sovrani di uno Stato, come fu prima della presa di Roma del 1870, ma a tutti gli effetti leader religiosi di tuttoi rispetto. In particolare, ecco una vettura davvero storica: la Citroen C6 Lictoria Sex, donata dal regima fascista (da qui il soprannome "Lictoria"), al pontefice Pio XI per festeggiare i Patti Lateranensi. Una vera e propria auto di Stato, se vogliamo, basti pensare alle aste portabandiera fissate ai lati di ciascun fanale. In questo modo, quando il papa era a bordo, si issavano le bandierine di rappresentanza del Vaticano e del pontefice, esattamente come si fa per gli altri capi di Stato. Ma perché la Citroen C6 Lictoria Sex è così importante?
Dobbiamo pensare che da quando Roma fu presa dall’esercito sabaudo del re Vittorio Emanuele II, e da quando dunque la città, tranne il Vaticano, divenne parte integrante del nuovo Regno d’Italia, i pontefici si erano sempre descritti come prigionieri di guerra. Non uscivano mai dai confini delle Mura Vaticane, scomunicarono a più riprese i vari re, invitarono i cristiani a stare fuori dalla vita pubblica e politica del neonato Stato Italiano. Dopotutto, durante gli scontri accorsi nella seconda metà dell'800, con Papa Pio IX come assoluto protagonista, il clima tra papato e stato italiano non fu certo idialliaco. Garibaldi, ad esempio, si rivolgeva così: "quell'istituzione pestilenziale che si chiama Papato". Insomma, non correva di certo buon sangue. Tutto fino al 1929, quando nella Biblioteca Lateranense dell’omonimo palazzo, adiacente alla Basilica di San Giovanni in Laterano, furono siglati i famosi Patti Lateranensi, che regolamentarono gli equilibri politici dell’Italia e dello Stato del Vaticano. Come segno distensivo, Mussolini donò al Papa, con generosa concessione della Citroen, una delle auto più in voga e moderne del momento. Quella macchina che, però, percorse solo 156 chilometri dal 9 Giugno del 1930, quando fu ufficialmente donata al pontefice, al 1996, data dell’ultimo restauro. Un auto di certo pregevole, con interni curati sin nel minimo dettaglio, ma che certo non fu mai davvero utilizzata. Si pensi che non si badò a spese, in quanto, ad esempio, la parte posteriore fu adibita a sala del trono, per non parlare del fatto che, in generale, l'intera vettura assomigli più ad un ambiente interno di un palazzo nobiliare veneziano del Settecento che ad un auto. A parte il valore storico della vettura, però, è chiaro il carico simbolico portato da quest’auto. Il papa, dopo anni di rottura politica, per la prima, vera, volta tornò protagonista della vita di Roma. Ed anche un’auto può sottolineare ciò...