
Piazza della Minerva, abbellita dalla splendida opera del Bernini (elefante con obelisco), da uno degli hotel più antichi di Roma e dalla fantastica basilica di Santa Maria sopra Minerva (con opere di Michelangelo e Filippo Lippi all’interno), presenta una storia molto, molto particolare legata nientemeno che all’Inquisizione! Questo è un angolo di Roma affollato per la sua vicinanza con il Pantheon e per la presenza del cosiddetto Pulcino della Minvera, ad opera del Bernini, ma c'è una memoria storica che non manco mai di rimarcare durante un mio tour in zona. Vediamola assieme.
Difatti a fianco della Basilica di Santa Maria sopra Minerva sorgeva il palazzo, con relativo tribunale, dell’ufficio della Chiesa adibito all’organizzazione dei processi contro gli eretici. Soprattutto qui a Roma, l’Inquisizione era retta dai domenicani, ordine religioso particolarmente propenso all’evangelizzazione ed alla diffusione della dottrina cattolica. Fu proprio all’interno di questo complesso di edifici, in particolare quello arancione in foto, che si svolsero i processi contro gli eretici o per la pubblica abiura. Fu proprio qui, infatti, che agli albori del ’600 avvenne la celeberrima abiura di Galileo Galilei, reo di aver messo in dubbio la visione cosmologica della Chiesa, e di conseguenza la centralità ed universalità di Dio. Grazie all’invenzione del cannocchiale Galilei osservò direttamente il cielo stellato, riconoscendo alcune Lune di Giove ma, soprattutto, comprendendo che la verità della Chiesa Cattolica non era supportata da osservazioni dirette e, diremmo noi oggi, scientifiche. Galilei comprese che la Terra non era al centro dell’Universo, e che non era vero che il Sole girasse attorno ad essa. Capite bene come il distruggere così pienamente il dogma millenario della Chiesa Cattolica non andò giù a nessuno nel mondo clericale.
Non dimentichiamoci, inoltre, di un altro aspetto importante per quanto riguarda i processi per abiura: essi erano una ghiotta occasione per la Chiesa di celebrare la propria dottrina e la vittoria di Dio contro gli eretici, mentre per il popolo era una occasione per ricevere le indulgenze. Quello che doveva essere, agli occhi di tutti, una vittoria religiosa contro chi commetteva peccato contro Dio e le sue opere, doveva essere celebrata da tutti, nessuno escluso. Eh sì, perché ai partecipanti o agli spettatori di tali processi partecipavano anche cardinali adibiti appunto alla vendita pubblica e gratuita delle indulgenze. Per questo si narra che, a causa dell’enorme mole di persone partecipanti al processo contro Galileo, la piazza era talmente gremita che addirittura alcuni cardinali si ferirono per la troppa calca. Verità o meno, è certo che il processo contro il precursore della scienza moderna fece davvero scalpore, ed anche scandalo. Galilei, dopotutto, aveva anche amicizie influenze, addirittura nelle alte sfere del cardinalato. Ma ciò non lo salvò e, anzi, solo il fatto di aver accettato di fare pubblica ammenda, ammettendo dinanzi all’Inquisizione e a Dio che ciò che aveva prefigurato nei suoi studi era falso, non lo portò alla morte.
Il processo contro Galilei avvenne nel 1633, e di acqua ne è passata sotto i ponti! Dell’originario palazzo del Duecento, acquistato dai domenicani, oggi non rimangono che parti del chiostro interno. Divenne, dopo l’unificazione d’Italia e la presa di Roma del 1870, addirittura sede di ministeri, quali quello dell’Istruzione. Solo successivamente il palazzo divenne ciò che è oggi: una delle sede della Biblioteca del Senato. Una storia lunga ed affascinante, che però rimarrà sempre legata al destino dello scienziato Galileo Galilei. Dopotutto non è un caso se, proprio all’uscita di quel palazzo, ad abiura ultimata, secondo la tradizione Galileo alzò gli occhi sul cielo di Roma, dichiarando: "Eppur si muove".