Siamo abituati a vedere quadri raffiguranti santi, episodi biblici, Gesù o la Vergine Maria. Ma se fate un giro ai Musei Vaticani qui a Roma, scoprirete che non è sempre stato così. Nel corso del ’600 una nuova moda, importata da artisti del Nord Europa, fece capolino in Italia e a Roma: la pittura di genere. Cosa è?

Semplicemente i pittori cominciarono a scegliere nuovi soggetti, soprattutto popolani, fiori, frutta, scene di vita quotidiana. Insomma, niente a che fare con l’aura di sacralità che la committenza ufficiale voleva. Non è un caso, quindi, che era difficile vedere un papa, un cardinale o un nobiluomo chiamare questi artisti per commissionare loro un lavoro. Dopotutto la pittura di genere era considerata inferiore, non solo rispetto alla raffigurazione di soggetti sacri o mitologici, ma anche nei confronti della ritrattistica, per anni considerata, anch’essa, di un livello inferiore rispetto a quello che il canonico senso di bellezza dell’epoca imponeva. Non solo, poiché era proprio quella committenza ufficiale di cui dicevo prima, in particolare principi, re, imperatori, pontefici o signori dell’alta nobiltà, che in un certo qual senso generava un certo tipo di offerta.

Non è un caso, dunque, che la pittura di genere si sviluppò in quei paesi, soprattutto nel Nord Europa, in cui una nuova classe sociale si affacciò nel panorama mondiale: la borghesia. Una nuova espressione artistica, basata sulle esperienze di tutti i giorni, popolari e comprensibili a molti, adatta per una nuova classe sociale. Purtroppo, però, laddove l’alta borghesia nordeuropea era completamente schiacciata dalla nobiltà di stampo romano, per gli artisti che si cimentarono nella pittura di genere non fu per nulla facile sopravvivere, vista la mancanza di prospettiva, di richieste e di reputazione.  Per tale ragione, pare che spesso questi pittori stranieri erano poveri in canna. Pare che alcuni arrivassero anche a vendere le loro opere direttamente per strada, ed a basso prezzo. Nonostante questo, però, è bellissimo poter ammirare questa frutta, questi fiori e questa natura così realistici, tanto che sembrano fatti apposta per essere toccati con mano, e gustati. Un realismo talmente violento, potremmo dire così, da non essere compreso da molti...