Siamo a Galleria Borghese a Roma, e tra le opere esposte ne possiamo trovare una molto particolare e che amo particolarmente. Intitolata "Capra Amaltea" è una raffinatissima scultura marmorea realizzata da un giovanissimo Bernini. Mi soffermo sempre davanti a questo capolavoro, assieme ai miei turisti, in modo da far loro notare dove può spingersi un giovane pieno di talento. Dopotutto la cornice della Galleria Borghese ben si presta ad ospitare prestigiosi capolavori come questo, manufatti che, da guida turistica locale, vi spingo ad ammirare più e più volte!

Si pensa, addirittura, che la Capra Amaltea rappresenti la prima, vera, creazione di un giovane artista, ancora un po' acerbo, ma di sicuro talento! Infatti l'opera è databile attorno al 1615, quando Bernini aveva appena 17 anni. Qui ancora non c'è la perfezione assoluta che lo scultore (e non solo), raggiungerà nel corso degli anni: i capelli del giovane Zeus, il bambino sulla sinistra che pare giocare con la capra, non sono eccelsi, poiché paiono quasi abbozzati, come se la mano che li scolpì fosse ancora incerta. Nonostante questo, e nonostante la loro straordinaria bellezza, colpisce come un giovanissimo scultore, venuto a Roma a seguito del padre, abbia avuto l'opportunità di avvalersi dall'aiuto paterno e della committenza del cardenal nepote Scipione Borghese, uomo colto ed amante delle arti. Nonostante, inoltre, la sua giovanissima età, Bernini diede ampissima prova della sua grande maestria nell'uso del marmo e dello scalpello. Lo stesso materiale è lavorato in maniera diversa, tanto che il pelo della capra appare molto più scuro rispetto, ad esempio, al liquido che sta bevendo il fauno dalla piccola conchiglia (probabilmente latte, considerando quanto sia stato levigato qui il marmo, tanto da renderlo molto bianco). Infine Bernini, con questo piccolo gruppo scultoreo, gioca effettivamente con i nostri sensi. Difatti è rappresentato il gusto (il fauno che beve), il tatto (il piccolo Zeus che munga la capra), la vista (con gli sguardi di tutti i personaggi, capra compresa, che si incronciano vicendevolmente) e anche l'udito (la campanella al collo dell'animale è esplicativa). Ma quale storia si nasconde dietro una capra ed un piccolo Zeus (affiancati da un satiro sullo sfondo)?

Zeus, da piccolo, era minacciato dal suo stesso padre, Crono, che secondo una profezia sarebbe stato detronizzato da uno dei suoi figli. Di conseguenza, cominciò a mangiarli tutti, uno per uno, dopo averli concepiti con sua moglie (e sorella), Rea. Lei, però, ebbe particolare pietà del piccolo Zeus, tanto che lo nascose in una foresta, accudito da Ninfe, satiri e da animali selvatici. Come una capra, appunto. Al suo posto, Rea diede in pasto al marito una pietra completamente fasciata e coperta da un velo, atta a simulare un neonato. Il grande Titano Saturno si pappò la roccia in un sol boccone, pensando di aver scampato definitivamente il pericolo descritto dalla profezia. Una volta cresciuto, però, Zeus si vendicò del padre e, soprattutto, non dimenticò la capra che lo allattò ed aiutò. Per tale ragione, essa venne assunta in cielo e trasformata in costellazione, quella che noi oggi conosciamo con il nome di Capircorno! Non dimentichiamoci, poi, come i nomi propri dei miti spesso nascondano qualche significato più recondito e nascosto. Amaltea, infatti, deriva etimologicamente dal latino alma mater, che significa madre nutrice, mentre nel greco antico Amaltea significa nutrire. Un verbo assolutamente sensato in questo mito.

Non solo, poiché per concludere ecco un'altra curiosità: se notate, il corno sinistro della capra è monco, poiché manca dell'ultima parte. Non è un errore del Bernini, perché l'artista seguì fedelmente il mito. Infatti, un giorno, Zeus ruppe un corno della povera capra. Non voleva farle del male ma solo giocare. Sappiamo bene, però, quanto il futuro Re degli Dei potesse essere forte. Fatto sta che da qual corno nacque uno dei simboli per eccellenza di ricchezza, abbondanza e prosperità: la Cornucopia! Bernini, comunque sia, non fu certo nuovo a realizzare opere d'arte come questa ispirandosi a miti dell'antichità. Prendete ad esempio il suo incredibile gruppo scultoreo "Apollo e Dafne", esposto sempre qui alla Galleria Borghese di Roma. Leggere per credere...