La Città Eterna è foriera di sorprese e curiosità, è piena di peculiarità che la rendono unica. A volte, poi, ciò che rende Roma così bella è il comportamento umano, le passioni e le emozioni degli uomini e delle donne, soprattutto artisti, che hanno contribuito a renderla quella che è. A volte, come in questo specifico caso, quando un artista è fortemente scontento un lavoro può essere lasciato a metà, e ciò può essere ampiamente visto ancora oggi. 

Siamo davanti la Basilica di Sant'Andrea della Valle, laddove il giovanissimo Bernini si affacciò all'arte, e dove artisti come Domenichino e Lanfranco, nel Seicento, diedero prova della loro bravura. Una basilica dunque di enorme importanza e rilevanza per la storia dell’arte, laddove diverse scuole di pensiero si confrontarono all’interno di un edificio che divenne uno dei modelli per l’architettura di quell’epoca. Provate a cliccare qui (dopo aver letto questo articolo) per capire quanto alla Basilica di Sant'Andrea della Valle dobbiamo molto, e quanto sia davvero utile passare qualche momento in contemplazione delle meraviglie, pittoriche e non solo, qui presenti. Ma non è tutto rosa e fiori e, soprattutto, non tutto sembra essere al posto giusto. Date uno sguardo alla facciata della chiesa, e noterete come ci sia qualcosa di strano... Non c'è perfetta simmetria, un elemento cardine di tutta l'architettura sacra dell'epoca! Infatti, da una parte abbiamo un angelo, dall'altra nulla. Come mai? Sembra quasi un errore o dimenticanza, e invece la storia è diversa e, come scritto in precedenza, ha a che fare con le emozioni umane.

Lo scultore dell'angelo fu Ercole Ferrata, uno degli allievi di Bernini che ebbe modo di farsi valere nel panorama artistico di Roma. Per realizzare il suo angelo scelse quella strana ed ardita posa, con la grande ala che si poggia sulla facciata. Sembra quasi che l'ala sorregga l'intera struttura, rendendo l'intero angelo un elemento portante. Questa soluzione ricercata dal Ferrata (non sappiamo il motivo di tale scelta) non piacque al papa Alessandro VII, che intimò di cambiare progetto modificando dunque ciò che era già stato fatto. Dobbiamo immaginare comunque, nonostante fosse stato il pontefice in persona a bocciare l’opera, al nostro povero Ferrata non debba esser piaciuto per niente questo cambiamento radicale. Dopotutto Alessandro VII era un uomo risoluto e pieno di risorse, un uomo che cambiò davvero il volto di Roma mediante numerosissime commissioni, molte lasciate in dote al Bernini (come il suo monumento funebre). Dobbiamo immaginare che l’artista non fosse per nulla contento e che, probabilmente, si sentì non compreso o, peggio, colpito nel suo orgoglio. Dunque la risposta sdegnata del Ferrata, forse sentitosi incompreso, fu più o meno la seguente "Se non vi sta bene come lavoro, fatevela da soli un'altra scultura". E ad oggi, nessuno ancora ha colto il suo consiglio!