Spesso d’estate sentiamo parlare di calura, di emergenza idrica e di gente che usa fontane monumentali come se fossero delle piscine pubbliche. A parte questo, prendo spunto da ciò per parlare di una delle fontane più celebri e celebrate di Roma: il cosiddetto Fontanone! Cantato da cantautori o celebrato da poeti, il Fontanone è uno dei simboli della Città Eterna, un monumento che una guida turistica locale come me cerca sempre di far vedere ai propri turisti. Dopotutto da lì si gode anche di una vista pazzesca sulla Città Eterna.
Il nome ufficiale è Fontana dell'Acqua Paola dal pontefice Paolo V Borghese che, agli inizi del '600, decise di restaurare e rimettere in funzione l'antica Aqua Traiana, l'acquedotto voluto dall'imperatore Traiano agli inizi del II secolo d.C. Questa grandiosa opera architettonica prendeva acqua dal lago di Bracciano, captandola in modo da dotare l’Urbe di un ulteriore strumento di approvvigionamento idrico. E Paolo V, anche per copiare un'azione analoga (restauro di un antico acquedotto romano) realizzata da papa Sisto V qualche anno prima, già nel 1608 chiese ad architetti quali Giovanni Fontana e Flaminio Ponzio di sovraintendere ai lavori di restauro di questo antico acquedotto. Il risultato fu molteplice, poiché il pontefice poté fregiarsi dell'onore di aver portato nuove risorse idriche alla città, ottenendo al contempo anche più acqua per irrigare gli splendidi giardini Vaticani in cui alloggiava ed amava passeggiare. Infine, per celebrare anche se stesso, un po' come gli antichi imperatori romani e come costume dell'epoca, ordinò la realizzazione di questa fontana-mostra, nel punto in cui l'acquedotto termina la sua corsa. La stessa cosa aveva fatto sempre Sisto V, a cui Paolo V, forse con un pizzico di invidia, faceva riferimento, con la realizzazione della cosiddetta Fontana del Mosè.
Per quanto riguarda il Fontanone, invece, pregiati marmi furono usati per abbellire la fontana mostra voluta da Paolo V Borghese: lastre marmoree provenienti dal Foro di Nerva ed alcune colonne provenienti dall'antica Basilica San Pietro, all'epoca di Paolo V non ancora, almeno ufficialmente, inaugurata (l’inaugurazione avvenne, infatti, nel 1626). Tutto questo per aiutare i romani e se stesso, peccato che il tutto venne rovinato da un banale errore storico-archeologico. Nella grande iscrizione frontale, infatti, in cui campeggia il nome del pontefice, notiamo le parole AQUAE ALSIETINAE, in riferimento all'acquedotto Alsietino voluto da Augusto e partente dal Lago di Martignano. Nell’intenzione dello scalpellino, e di chi gli commissionò la scritta, vi era la volontà di indicare quale fossero il lago e l’acquedotto romano da cui si prese spunto per i lavori di restauro voluti da Paolo V. Peccato che nell'iscrizione dedicatoria è stato sbagliato...acquedotto e lago! Un piccolo errore che, da un certo punto di vista, rende ancor più particolare uno dei monumenti più belli della Città Eterna...