_-_2021-08-27_-_1.jpeg)
Perché Roma è così bella, secondo voi? Personalmente perché è facile, ad esempio, che durante un mio tour in giro per la città sia facile vedere, così vicine tra di loro, testimonianze diverse della lunghissima storia della Città Eterna. Provate a pensare a questa foto, ad esempio, in cui scorgerete i resti della cosiddetta Insula dell'ara Coeli la quale, si evince dal nome, si trova proprio a ridosso delle celebre scalinata che conduce alla splendida Basilica di Santa Maria in Ara Coeli. Due differenti edifici, di due epoche diverse, affiancati l'uno all'altro.
Queste antiche mura di età imperiale, databili attorno al II secondo d.C., ci narrano una storia che travalica i secoli e che parte dalla sua prima destinazione d'uso: insula. Di cosa si trattava? Esempi ben conservati se ne trovano ad Ostia Antica, ma immaginate come l'insula fosse il corrispettivo antico dei nostri condomini. Edifici a più piani, circa cinque solitamente, in cui al pianterreno di solito si aprivano botteghe e negozi che si affacciavano direttamente su strada, abitati dalle persone del ceto medio-basso. Il popolino, insomma, usava affittare (a volte davvero a peso d'oro), un minimo spazio che poteva comprendere una sola stanza, con finestra, che fungeva da cucina, da camera da letto e da salottino. Una sistemazione molto parca quindi, che rendeva un' insula molto pericolosa. Dopotutto, immaginate di vivere assiepati (voi e la vostra numerosa famiglia), in una singola stanza, ed immaginate di moltiplicare questa stanza per cinque piani. Questa insula, ad esempio, con i suoi 6 piani totali (di due ne sono rimasti che pochi frammenti), poteva contenere circa 380 persone! Al piano terra, come era costume dell’epoca, sono riconoscibili ambienti commerciali. Su piano strada, dunque, spesso si affacciavano negozi, e non era raro che i proprietari abitassero nello stesso stabile. E se scoppiava un incendio, cosa assolutamente non rara, soprattutto gli abitanti degli ultimi piani avevano poche possibilità di sopravvivenza. Queste poche rovine, dunque, viste da migliaia di romani ogni giorno, in realtà rappresentano uno spaccato della società romana antica. Interessante, inoltre, notare come non è possibile vedere l'intera facciata di questo edificio (completamente diverso da una domus, ad esempio, che non era affittata ma di proprietà), poiché essa affonda nel terreno per altri nove metri. Ma le sorprese non finiscono qui…
Infatti, tra le mura in laterizio, è facile notare alcuni affreschi a chiaro carattere sacro (come Gesù ed i tetramorfi sopra di lui sotto quella piccola tettoia). Pitture del Trecento che risalgono all'antica chiesa di San Biagio de Mercatello dell'XI secolo, che venne installata proprio dentro i resti dell'insula, sfruttando anzi alcuni ambienti dell'antico edificio romano. Questo è un classico esempio di riciclo sacro, in quanto un antico edificio venne adibito a luogo di culto. Un monumentale e famosissimo esempio è dato dal tempio di Antonino e Faustina al Foro Romano, come potete leggere qua. Tornando a noi, come potete notare, è facile capire come anche la chiesa, soprattutto in occasione di restauri settecenteschi, fu smembrata e spostata. Come dire che, come spesso visibile a Roma, anche la storia e l'architettura a volte venne riciclata...