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Tra le chiese meno conosciute di tutta Roma troviamo quella di Sant'Eusebio all'Esquilino, un piccolo gioiellino a pochissimi passi dalla Stazione Termini capace di stupire non solo per l'interno ma anche per il contesto storico e religioso in cui il luogo di culto sorse. Difficile fare un tour qui, un poco fuori dai normali circuiti turistici, ma da guida turistica vi assicuro che entrare, anche solo per poco, in questa chiesa ne vale veramente la pena.
Siamo molto vicini a Santa Maria Maggiore, a ridosso di Piazza Vittorio Emanuele. Un ampio sagrato ci porta verso la facciata seicentesca della chiesa, che sembra quasi compressa dagli edifici circostanti. L'ingresso rialzato, attraverso quelle rampe di scale, è frutto invece dei lavori di rifacimento dell'intera zona accorsi due secoli fa, in occasione della proclamazione di Roma come Capitale del Regno d'Italia. Ma questi nuovi rimaneggiamenti nulla possono nei confronti della vera origine della chiesa, che è attestata sin agli inizi del IV secolo d.C., rendendo questo luogo di culto cristiano uno dei più antichi della città. Già in fonti scritte del V secolo, infatti, si parla di una chiesa dedicata a Sant'Eusebio da Roma. Chi era costui? Eusebio era un presbitero di Roma nato attorno al 319 d.C. e che perseguì una fede fortemente cristiana. Per tale ragione si ritrovò a scontrarsi fortemente con la fazione degli ariani, capeggiata dal vescovo Ario, che non credevano nella parità di ruoli e sostanza della Trinità (in parole povere, gli ariani erano convinti che Gesù non poteva essere messo sullo stesso piano di Dio, poiché sarebbe stato quest'ultimo a crearlo). Per loro la Trinità non aveva ragione d'essere poiché Gesù era subordinato a Dio. Questa questione teologica fu alla base di numerosi scontri interni alla neonata comunità cristiana di Roma, scontri che portarono anche a problemi di ordine pubblico. Il problema di Eusebio, però, fu che l'imperatore Costanzo II, uno dei figli di Costantino e all'epoca regnante anche nella penisola italica, era molto più affine alle credenze ariane. Quasi uno scherzo del destino se pensiamo che il padre fu, per il cristianesimo, una sorta di campione che lottò con le armi, e con il simbolo conosciuto come Monogramma di Cristo, per dare legittimità a questa comunità religiosa. Per questa ragione Eusebio fu imprigionato per sette mesi, fino a che morte non sopraggiunse. Una triste storia certamente, capace anche di attestare i numerosi motivi di scontro e di dissapori in seno alla comunità cristiana dell'epoca, da poco salita alla ribalta grazie a Costantino. Tornando alla chiesa, è ovvio che, proprio a causa della sua antica origine, oggi non sia rimasto nulla dell'originario impianto architettonico. Purtroppo capita quando si parla di un edificio così antico. Ma il bello è che sono visibili tutti i diversi periodi storici in cui la chiesa ha subito restauri o rifondazioni, e questo è il bello di tutta Roma, dopotutto.
Resiste, ad esempio, il bellissimo campanile romanico del XIII secolo, unico superstite dei restauri voluti da papa Onorio III Savelli, oppure l'annesso chiostro rinascimentale. Così come l'interno seicentesco o il bell'affresco del Mengs (metà Settecento) che campeggia sulla volta della navata centrale. La chiesa di Sant'Eusebio è, dunque, una delle tante realtà architettoniche che affonda le sue radici molto indietro nel tempo e che, nonostante tutto e nonostante i numerosi cambiamenti, porta anche solo nel nome il ricordo di un periodo lontanissimo, un momento di profonda evoluzione della società e della cultura a Roma...
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