
Ed eccoci alla seconda parte con dell'approfondimento sulla Scuola di Atene di Raffaello, l'affresco della Stanza della Segnatura ai Musei Vaticani di Roma che, fatemelo dire, merita da solo il viaggio fino alla Città Eterna. Senza indugi la vostra guida turistica a Roma, quest'oggi, si concentra sul punto centrale dell'affresco, laddove il nostro sguardo viene immediatamente guidato, grazie all'uso della prospettiva e non solo. L'intero affresco, infatti, ruota attorno ai due massimi esponenti della filosofia e della sapienza antica: Platone e Aristotele. Osserviamoli meglio.
I due sono esattamente al centro della composizione, occupando quella posizione centrale che il nostro sguardo naturalmente cerca. Platone, con la lunga barba e le vesti viola e rosa, e Aristotele con quel vestito azzurro cielo sembrano conversare e dialogare, passeggiando come amici. Sembrano quasi voler venire verso di noi, osservatori e discepoli pronti a far nostra la loro conoscenza. In realtà, però, quello che va in scena tra i due è una sorta di battaglia silenziosa, una battaglia che, nonostante tutto, è alla base del nostro sapere. Difatti i due filosofi e maestri non avevano assolutamente la stessa visione delle cose e del mondo, avendo tesi in parte molto diverse. Platone, ad esempio, regge in mano il suo Timeo, testo utilizzato dai filosofi e saggi rinascimentali come base per comprendere il pensiero del maestro (ed anche per dare adito alla nuova filosofia neoplatonica che, cinque secoli fa, si prefiggeva di far collimare il pensiero cristiano con quello antico). Saranno proprio quegli uomini, eruditi della corte di papa Giulio II, che affiancarono Raffaello, a suggerire al maestro cosa mettere e cosa no. Nel suo Timeo Platone ci indica cosa è il suo Mondo delle Idee, quella realtà celeste, immortale, immutabile, incorruttibile ed eterno a cui tutti noi, e le nostre anime in particolare, aspiriamo. Aristotele, invece, tiene in mano un testo in cui, espressamente, critica la visione di Platone. Per Aristotele, infatti, è il mondo reale e tangibile quello che veicola il nostro pensiero. Quel mondo cui, attraverso anche la semplice osservazione e i nostri sensi, può rivelarci molte cose. Questa diatriba, questa visione differente e queste diverse idee sono espresse non a parole, ma attraverso gesti e colori. Così come Platone indica il cielo con il suo dito, così Aristotele punta il palmo della mano in basso. Così come Platone è raffigurato come un uomo anziano dalla lunga barba, così Aristotele è giovane e pieno di vita. Raffaello è riuscito, in poche pennellate ed inserendo i due proprio al di sotto dell'arcata principale, a condensare tutto il sapere e lo spirito della filosofia classica, a cui il Rinascimento, in tutte le sue forme, attinse a piene mani.
Ovviamente questo è un sunto del sapere di Platone e Aristotele, ma è un modo per capire come Raffaello ha voluto concepire, e quasi condensare, l'insegnamento di coloro che furono assunti a modello della conoscenza umana. Dopotutto la stanza in cui vi è la Scuola di Raffaello era anche una biblioteca, non dimentichiamocelo, dunque il luogo deputato a conservare il sapere umano. Nella terza parte di questo approfondimento andremo oltre, vedremo l'intera composizione raffaellesca, gli altri personaggi presenti nell'affresco, avendo una panoramica totale su un capolavoro senza tempo, qui ai Musei Vaticani.