Quest'oggi la vostra guida turistica di Roma torna a parlarvi di Caravaggio, come ho già fatto in passato (provate a cliccare qui).  Inoltro intendo tornare a Galleria Borghese, scrigno ricchissimo di tesori artistici di varia fattura, come questa tela di Tiziano, una tappa fondamentale per ogni tour a Roma che si rispetti. In particolare, in questo articolo vorrei descrivervi una delle sei tele di Caravaggio, esposte tutte in un'unica sala, che fanno parte della collezione permanente di Galleria Borghese: il cosiddetto Bacchino Malato.

La tela è rappresenta una delle opere giovanili di Caravaggio, forse proprio la prima realizzata dal pittore dal suo arrivo a Roma, che risale al 1595 circa. L'opera ha molto da raccontare, a partire dal soggetto rappresentato. I tralci d'edera sulla fronte ed i grappoli d'uva, oltre all'abbigliamento, fanno pensare che la figura che abbiamo di fronte sia Bacco, Dio che, tra le sue peculiari caratteristiche, secondo la mitologia greco-romana insegnò agli uomini come produrre il vino. L'uva simboleggia la lussuria e la perdita della libido, mentre l'edera, nell'iconografia dell'epoca, rappresentava invece i due amanti con i corpi avviluppati, proprio come fa questa specifica pianta. Ma, vedendo l'opera da un punto di vista meno pagano e più cristiano, il vino e l'edera possono rappresentare anche Gesù. Il vino è il suo Sangue, quindi simbolo di Sacrificio, mentre l'edera rappresenterebbe la sua stessa passione e sofferenza, la durezza della pena sofferta. Un parallelismo, dunque, a quanto sia faticoso e difficile sradicare l'edera. Ma c'è di più in questa straordinaria opera. Innanzitutto alcune fonti ci dicono che, in fondo in fondo, noi in realtà stiamo vedendo un autoritratto dello stesso Caravaggio. Se così fosse, però, come mai si è fatto ritrarre così? Come un Dio, in qualunque modo lo si voglia guardare, così sofferente? Provate a vedere il suo sguardo e la smorfia che esce dalle sue labbra. Sembra un mix di malinconia, rassegnazione e dolore. Occhi stanchi e quasi vacui, sguardo non vispo e perso quasi nei suoi pensieri. A cosa starà pensando Caravaggio? Sappiamo tutti della sua difficile vita, e di come spesso lui, con il suo gruppo di amici, si fosse reso protagonista di risse e colluttazioni varie. Secondo le cronache, in una di queste lui fu ferito ad una gamba. Si rifugiò nella bottega del Cavalier d'Arpino, dove all'epoca lavorava. E, forse, come pare fosse solito fare, si mise a dipingere se stesso. Vedendo il suo stesso riflesso allo specchio riuscì ad immortalare un momento, per lui, di grande sofferenza. Stiamo vedendo sì un dipinto dal vero, con un vero modello umano (in questo se stesso) ma, allo stesso tempo, ciò non è altro che l'effimero riflesso di uno specchio. Realtà e finzione che si mescolano in questo straordinario dipinto che, ultima curiosità, è arrivato fino a far parte della collezione dell'attuale Galleria Borghese per vie...traverse! Pare, infatti, che il Bacchino malato facesse parte della collezione personale del Cavalier d'Arpino (strano, visto che il maestro non vedesse di buon occhio Caravaggio, né come uomo né come artista). A causa di guai giudiziari (Cavalier d'Arpino fu accusato di aver sfregiato un suo rivale), tutta la sua collezione fu incamerata nei bene della Chiesa e del papa di allora, Paolo V Borghese. E' curioso pensare che tale esproprio avvenne non per l'accusa di sfregio, caduta, ma a causa di una presunta evasione fiscale del Cavalier d'Arpino reo, secondo le cronache, di aver nascosto pochissimi spiccioli all'erario. Che il nipote di Paolo V, il cardinale Scipione Borghese proprietario della villa, avesse buttato l'occhio su questa fantastica opera di Caravaggio? E se il cardinale avesse preteso, attraverso questo giochetto giudiziario, di entrare in possesso della collezione del maestro d'Arpino?

Considerando l'attrazione quasi fatale che il celeberrimo porporato, primo proprietario di villa Borghese, aveva nei confronti dell'arte e di Caravaggio in particolare, non sorprendiamoci se, alla fine, il Bacchino Malato è proprio qui, esposto alla Galleria  Borghese a Roma. Questo, dopotutto, è solo un ulteriore esempio di come Caravaggio fosse un artista sui generis. Sicuramente non il modello del maestro dell'arte di fine Cinquecento, E altrettanto sicuramente non un modello di uomo a cui fare riferimento. Ma per il mondo dell'arte la sua entrata in scena fu una vera e propria folgorazione, un ribaltamento delle regole comuni che, però, non fu apprezzato all'epoca. Caravaggio, dopotutto, fu apprezzato e studiato, per davvero, solo da poco più  di un secolo. Comunque sia,  se volete entrare in intimo contatto con lui, il Bacchino Malato fa per voi.