
Uno dei palazzi più iconici di tutta Roma è, senza ombra di dubbio, Palazzo Venezia. Nel pieno centro storico, a due passi dal Colosseo si tratta di un edificio che ha circa 600 anni e che è legato, in particolare, a due uomini: Pietro Barbo, alias Papa Paolo II, e Mussolini.
Di quest’ultimo è facile ricordare e soprattutto capire quale fosse il suo rapporto con questo palazzo. Basta vedere le immagini ed i video storici in cui vediamo Mussolini mostrarsi da quel piccolo balconcino oggi fiancheggiato da due bandiere. Un balcone aggiunto, però, solo nel ’700. Curioso pensare come il nome stesso, Palazzo Venezia, non sia originale bensì derivante dall’utilizzo che se ne è fatto a partire dal ’500, quando divenne sede diplomatica della Repubblica Veneziana. La genesi di Palazzo Venezia, infatti, risale alla prima metà del ’400 quando il potente cardinal Pietro Barbo, membro di una famiglia nobile proprio veneziana, decise di dotarsi di una dimora degna del suo lignaggio. La struttura in sé è degna di nota, poiché attesta, in architettura, quel passaggio fondamentale che ci sarà tra il tardo Medioevo ed il Rinascimento. Le merlature sulla sommità sono di chiaro stampo medievale, ma la struttura ad esempio, che gira attorno ad un cortile centrale interno a peristilio (cioè circondato sui quattro lati da colonne), tradisce alcuni elementi che diventeranno tipico del Rinascimento romano e non solo. Non è un caso come, sebbene la paternità dell’edificio sia ancora oggi discussa, si pensa che tra gli architetti che realizzarono Palazzo Venezia ci sia da annoverare anche Leon Battista Alberti. Se così fosse questo meraviglioso edificio di Roma sarebbe di tutto rispetto, poiché Leon Battista Alberti è, comunemente, considerato il prototipo dell'umanista, nonché uno degli architetti che, meglio di altri, riuscirono a coadiuvare le nuove istanze culturali, filosofiche ed architettoniche del Quattrocento con la tradizione classica e medievale. Per avere un'idea, di lui il Poliziano scrisse "A tal punto investigò tra i resti dell’antichità, che s’impadronì alla perfezione dei metodi architettonici degli antichi, e li prese a modello; e in tal modo concepì non soltanto una quantità di opere d’ingegneria di vario genere, ma anche edifici dalle splendide forme. Reputato inoltre eccellente pittore e scultore. Ed era esperto in tutte queste arti insieme come pochi lo furono in questa o in quella singolarmente". Vi basta?
Comunque sia, Pietro Barbo, quando arrivò a Roma nella metà del ’400, fece realizzare questo palazzo che, però, qualche anno dopo, e a seguito della sua elezione a pontefice (avvenuta nel 1464), allargherà ed abbellirà. La torre, già originariamente presente, venne rialzata, così come il palazzo stesso che venne allungato in direzione Via del Corso ed ulteriormente abbellito. È certo che il palazzo fosse uno scrigno di mirabilia, oggetti d’arte e non solo che un uomo di nobili origini come Pietro Barbo quasi doveva possedere, per confermare il suo alto lignaggio. Fine antiquario e grande collezionista Papa Paolo II, secondo le fonti utilizzando sempre e comunque il suo patrimonio personale e non quello della Chiesa, fu capace di collezionare centinaia di pezzi: statue e rilievi antichi, cammei e gioielli di varia fattura e provenienza. Un tesoro che il pontefice amava davvero, facendo anche follie economiche pur di accaparrarsi qualcosa. Era un vero amante dell’arte e della bellezza, un umanista che voleva, a tutti i costi, ammirare ciò che l’essere umano è riuscito a produrre nel corso di svariati secoli. È un vero peccato che Sisto IV, alla fine del ’400, prenderà possesso di questa straordinaria collezione, smembrandola completamente. Così come è un peccato sapere come, dell’originario complesso abitativo eretto dal pontefice, poco ci è rimasto della disposizione originale. Basti pensare che, a seguito della realizzazione dell’Altare della Patria, molti elementi furono, se non completamente distrutti, sicuramente spostati. Un contesto diverso, insomma, rispetto a ciò che davvero era 600 anni fa...