
Se andate ai Musei Vaticani, entrando nella Pinacoteca, vedrete che un’intera sala è tappezzata di pezzi di intonaco affrescati, con visi e corpi di delicati angeli intenti a suonare diversi strumenti. Siamo all'interno di una delle sale più interessanti di tutta la Pinacoteca e, in generale, dei Musei Vaticani, una sala in cui, quando vengo qui con i turisti, mi soffermo sempre.
Questi frammenti pittorici sono denominati "Angeli Musicanti", ad opera di Melozzo da Forlì, un pittore del ’400 che si fece valere anche a Roma, ricevendo committenze papali anche di una certa importanza. Non a caso Melozzo era denominato pictor papalis sotto il pontificato di Sisto IV. Uno dei lavori più importanti svolto dal maestro qui a Roma fu l’affresco che, originariamente, decorava l’abside della Basilica dei SS Apostoli, non lontano da Piazza Venezia. Una basilica molto antica risalente al V secolo d.C. che fu più volte restaurata. Fu proprio nel corso di uno di questi restauri, avvenuto nel 1711, che si decise di togliere l’affresco dalla sua originaria sede, in modo da ricostruire meglio l’abside. Triste pensare che, oggi, rimangono solo 16 sezioni dell’affresco, tra cui questi "Angeli musicanti", il centro dell’opera con il Cristo Benedicente, oggi a Palazzo del Quirinale, ed altre pezzi sparsi in giro per il mondo. Melozzo rappresentò Gesù attorniato da cori angelici. Una composizione realistica ed attenta, in cui l’artista volle raffigurare la gioia del Regno di Dio. Sentimenti positivi vengono sprigionati da questi angeli, intenti a suonare. Melozzo studiò figura per figura, cambiandone le pose e posizioni, tipico dello stile rinascimentale. Dona loro un’ottima volumetria, accentuantuandone la naturalezza e facendoli spiccare, con un gioco di luci e ombre, dallo sfondo chiaro scelto per l’affresco.
Non solo, per dare anche un accenno di movimento e di visione prospettica, Melozzo immaginò di vedere alcuni angeli da un punto di vista basso, come chi da terra alza gli occhi al cielo (una visuale definita, all’epoca, "da sott’in su"). Per tale ragione, ad esempio, l’angelo che vedete a destra con la veste gialla appare così imponente. Perché Melozzo ha organizzato questa figura come se fosse vista dal basso verso l’alto, seguendo quella che doveva essere il punto di vista reale dei fedeli. Potete comprendere come tutto, dall’armoniosa composizione alla scelta dei colori utilizzati, doveva servire ad un unico scopo: rendere la visione del Cristo Benedicente un qualcosa di positivo, di leggero e salvifico. Un peccato che oggi l’integrità dell’affresco originale sia venuta meno, questo è certo. Ma anche una fortuna che, a distanza di secoli, possiamo apprezzare una piccola porzione di quella meraviglia che Melozzo da Forlì riuscì a creare.