Un’arena famosa in tutto il mondo, quella del Colosseo! Un’arena calpestata da gladiatori, condannati a morte, cacciatori, animali feroci, selvatici o ammaestrati, carnivori o erbivori. Un’arena attraversata da cortei con musici e con gli editor, coloro che pagavano fior di quattrini per garantire spettacolo gratuito al popolo di Roma, e non solo. Scopriamo qualcosa di più su un luogo iconico che, grazie alla mia professione nonché passione, ho l'opportunità di vedere spesso...

Oggi l’arena, composta da una struttura lignea ricoperta di sabbia (in latino arena era espresso con harena, che significava proprio sabbia), non c’è più. Nel corso degli intensivi scavi dell’800, grazie ai quali, vedendola positivamente, oggi possiamo sbirciare nei sotterranei dell’Anfiteatro Flavio, l’arena fu completamente distrutta. Nonostante tutto, però, la sua memoria storica rimane intatta, grazie a film e non solo. Un’arena che, inoltre, sotto di essa nascondeva la vera macchina scenica, quella che i romani utilizzarono per dare spettacolo e stupire. Secondo gli archeologi vi erano almeno 28 ascensori mossi da carrucole e sistemi a corda, dai quali si apriva una sorta di botola. In questo modo, e grazie alla forza degli scavi, si poteva trasportare in superficie leoni, tigri, gazzelle, pavoni, uomini, alberi, vegetazione... Immaginate la straordinaria sorpresa che gli spettatori al Colosseo dovevano avere: lo stupore, la meraviglia nel vedersi spuntare, dal nulla, animali esotici, gladiatori armati, elementi naturali. In particolare durante le venationes la gente si eccitava assai, nel vedere bestie feroci e uomini fronteggiarsi (se volete sapere di più sulla venatio cliccate qui). Un’arena che ha visto, secondo i racconti di Dione Cassio, nel corso dei 120 giorni di giochi donati dall’imperatore Traiano per autocelebrarsi e celebrare la sua vittoria, e quella di Roma, contro la popolazione dei Daci, addirittura più di 800 gladiatori al giorno e 900 animali, sempre al giorno (anche se è da dire che spesso i giochi avvenivano in più edifici contemporaneamente, come il Circo Massimo). Certo, dovremmo fidarci di questi numeri, scritti e descritti da uno storico che, fondamentalmente, realizzò un panegirico in onore di Traiano, l’optimus princeps di ritorno dalla sua straordinaria e vittoriosa campagna romana contro i Daci (tribù dell’odierna Romania). Ma immaginate, anche solo per un istante, cosa può significare venire al Colosseo, nel corso dell’anno o in maniera continuativa, per 4 mesi. Una cosa incredibile, vero?

Per comprendere meglio l'atmosfera che si poteva respirare al Colosseo, ecco le parole scritte da Dione Cassio, così da entrare ancor di più nell’atmosfera di quei tempi: "Quando Traiano rientrò a Roma, ricevette numerose ambascerie inviate da varie popolazioni straniere, fra le quali anche quelle mandate dagli Indiani. Fece organizzare degli spettacoli che si tennero nel corso di centoventitre giorni, durante i quali furono uccisi undicimila animali, sia selvatici sia d’allevamento, e combatterono diecimila gladiatori". Ma l'arena del Colosseo vide molto altro, come le brutali esecuzioni pubbliche e supplizi di vario genere che fecero varie vittime, da criminali a prigionieri di guerra. Una brutalità che spesso era alla base di spettacoli ed eventi che avevano come unico scopo quello di stupire il pubblico, facendo così capire ai cittadini chi fosse l'uomo forte in quel momento, l'editor (imperatore o magistrato di qualche genere), che era capace di organizzare eventi stupefacenti. Alla fine, però, con le profonde trasformazione sociali, culturali e religiose in cui incorse anche Roma, l'arena del Colosseo, e l'edificio stesso, divennero sinonimo di violenza, ingiustizie e stupidità. Queste furono le parole che, secondo le fonti antiche, furono pronunciate da Teodorico quando diede, nel 523 d.C., per l'ultima volta nella storia il permesso di utilizzare il Colosseo per uno spettacolo: "Ohimè, che disdicevole manchevolezza dell'umanità! Se ci fosse stata anche un ancor lontana idea di giustizia, si sarebbero dovute investire altrettante ricchezze per migliorare la vita degli esseri umani quante se ne sperperano per provocarne la morte". Il cambio di mentalità fu netto, senza ombra di dubbio.