
Entrando nel complesso archeologico e sotterraneo delle Case Romane al Celio (consiglio vivamente di andarci), resterete sicuramente affascinati dal susseguirsi di ambienti che costituivano i diversi edifici sviluppatesi nella zona nel corso dei secoli. Qui alle Case Romane al Celio, uno dei colli di Roma di cui potete leggere qui la storia e le origini, potrete davvero comprendere, e fatevelo dire da una guida turistica locale nonché amante di Roma, il significato di quella stratitificazione che caratterizza la Città Eterna.
Immaginate come in un solo fazzoletto di terra, tra l’altro neanche così tanto urbanizzato come altre aree dell’Urbe, diversi edifici, di differente destinazione d’uso, furono costruiti. A volte riutilizzando ciò che c’era in precedenza, altre volte affiancandole. Da botteghe artigiane a domus di ricchi aristocratici, questa zona del Celio si è trasformata, sino a mostrarci oggi alti esempi di pittura romana. Come questo! Ci troviamo in un ambiente definito Ninfeo. Era un luogo di ristoro all’interno di un’antica domus romana del III - IV secolo d.C. Immaginate una piccola stanza rettangolare in cui poter fare un bagno con acqua fresca, o stare seduti su blocchi in pietra con i piedi a mollo. Studi sulla pavimentazione, ancora oggi visibile, ci inducono a pensare una costante presenza d’acqua. Ma la presenza dell’acqua è data anche dalla presenza di tubazioni in terracotta che, sicuramente, servivano per gestirne il deflusso.
Ma ora proviamo a proiettarci nell’atmosfera, pacata e rilassante, data da una stanza del genere. Un vero sogno! Sulla parete di fondo del Ninfeo troviamo, inoltre, questo enigmatico affresco. Notiamo uno sfondo chiaramente acquatico con fanciulli intenti in faccende tipiche del mondo marino: stanno pescando. E’ il momento, però, di concentrarci sulle figure centrali, quelle che campeggiano, con il chiaro intento di guidare il nostro sguardo in quel punto, al centro della composizione pittorica. Abbiamo un uomo ed una donna reclinati su un fianco, con vicino loro un uomo che sembra versare qualcosa. Chi sono i due?
Sembra una scena che abitualmente si può ritrovare in un ambiente come un triclinio, le antiche sale da pranzo dei romani dove essi amavano gozzovigliare! L’uomo potrebbe essere il padrone di casa, mentre la donna la moglie. Vedete quanto quest’ultima sia nuda? Assomiglia ad una Venere, una delle tante che i Romani potevano osservare attraverso una statua in marmo. Quindi, seguendo questa teoria, l’uomo potrebbe essere un marito che volle lasciare un omaggio alla sua sposa. Oppure, secondo altri archeologi, l’affresco potrebbe rappresentare una scena derivante dal mito di Proserpina, figlia della Dea Demetra rapita per amore da Ade, re degli Inferi. Ma, di nuovo, notiamo che vicino ai due c’è un’altra figura che porge del vino. Nonostante i dubbi che possiamo ancora avere sull’identità dei soggetti raffigurati, è certo che tutti gli elementi che abbiamo in nostro possesso, e che sono davanti ad i nostri occhi, ci portano a pensare che sia, comunque, un banchetto, e dunque un qualcosa legato al relax ed alla gioia di vivere. Proprio ciò che il Ninfeo voleva trasmettere! Un chiaro esempio, dunque, di come l’arte (e soprattutto la pittura) a Roma antica rappresentasse anche un modo anche per svagare la mente...