
La Galleria Nazionale d'arte Moderna a Roma, è la casa romana di quei movimenti artistici innovativi che caratterizzarono il secolo scorso, un luogo la cui collezione copre un periodo che va dalla metà dell’800 fino agli anni ’60/70. Per i romani e per i turisti, abituati al Colosseo o al Rinascimento, sapere che nell’Urbe c’è una magnifica collezione d’arte moderna e contemporanea può quasi suonare strano. Ma vi assicuro che anche lo stile, la maniera, la volontà e la motivazione nel fare arte nei secoli a noi immediatamente precedenti hanno un loro fascino. Un fascino che non poteva non contagiare una guida turistica locale come me che deve porre l'attenzione anche su un qualcosa di diverso rispetto a ciò che si aspetta di vedere nella Città Eterna.
Si pensi all'origine stessa di questa galleria d'arte, il cui concepimento, dal punto di vista architettonico ma anche culturale, risale addirittura al 1883. A quel tempo si avvertì l’esigenza di dotare Roma, neo capitale del Regno d’Italia, di una struttura capace di ospitare opere di artisti contemporanei, per l’epoca, tanto che oggi abbiamo opere d’arte di grandi firme come Canova, Tenerani, Hayez, Morelli, Monet, Van Gogh. Dunque la nuova Roma non doveva presentare solo il suo volto storico ed archeologico, ma anche quello moderno e contemporaneo in quanto capitale europea e, di conseguenza, centro urbano capace di attrarre anche la modernità, dotandosi di un volto completamente nuovo ed all'avanguardia. E tra i capolavori utili a capire la storia dell’arte dell’epoca ecco un’opera di Jackson Pollock, Watery Path. Guardandola capiamo tutto sul personale stile di un uomo che divenne anche un'icona ed un modello per molti altri, tanto che l'arte di Pollock porterò altri artisti a percorrere i suoi stessi passi. Innanzitutto balza subito all'occhio come sulla tela non ci sono figure umani, né oggetti riconoscibili. Non è più un’arte figurativa, come quella che rese bella l’Italia nel Rinascimento e non, un'arte figurativa a cui per secoli osservatori di tutto il mondo, ma anche artisti in generale, erano abituati.
Qui abbiamo, invece, una serie di segni e colori derivanti dal gesto libero della mano di Pollock. Un’arte di tipo gestuale, in cui l’artista americano non si soffermò a creare e dipingere, come pittori del passato ad esempio, seguendo un percorso fatto di attenti studi anatomici ed analisi preliminari. Pollock usa la sua mano ed il suo braccio come uno strumento, in maniera impulsiva e forte, così da creare, quasi lanciando il colore o facendolo gocciolare, queste forme segniche così strabilianti. L'intera tela vibra di quella impulsività tipica di Pollock, così che la genesi stessa dell'opera d'arte sembri derivare da un'intenzione dell'artista. Inoltre, se ci fate caso, i bordi del supporto sembrano quasi non contenere le linee ed i segni, che vorrebbero quasi uscire fuori, continuando oltre. Nessuna vera cornice né bordo, nulla che possa fermare la volontà, il gesto, il furore e l’intenzione di Pollock; è tutto molto pieno, con uno sfondo completamente ricoperto dal colore e dalle strane forme venutasi a creare, in cui tutto lo spazio è occupato.
Questa, in pillole, l’arte dell’artista che negli anni ’50 e oltre cambiò l’arte, proseguendo nel solco di una tradizione rinnnovata nel mondo artistico del Novecento, in cui l'arte si idealizzò abbandonando le tecniche ed i modelli dei secoli passati (e se volete vedere un altro capolavoro che cambiò notevoltamente il mondo dell'arte, sempre esposto in questa galleria, cliccate qui). Per usare le parole del critico d'arte Achille Bonito Oliva "Pollock rappresenta l'espressione più alta di un meticciato culturale che ha saputo tessere una trama stilistica intessuta di molteplici innesti tra Europa e America, arte occidentale e primitiva". Un ponte tra passato e presente, pronto per portare l'arte verso un nuovo futuro. Inoltre, grazie a questa tela, immagino abbiate ora una ragione in più per visitare la straordinaria Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma, un'altra chicca della Città Eterna.