
Sospeso nel tempo e, purtroppo, anche in uno spazio compreso tra i binari della Stazione Termini e l’edilizia popolare della zona di Piazza Vittorio Emanuele, sorge uno dei monumenti più amati e ritratti di Roma antica: il cosiddetto Tempio di Minerva Medica. Venite con me alla scoperta di un edificio iconico, di una struttira architettonica in parte misteriosa che, nonostante tutto, affascina oggi come ieri, persone comune ed artisti.
Il nome deriva da una statua di Minerva con vicino un serpente, animale spesso associato alla medicina, ritrovata proprio in questa zona. Inoltre, secondo la teoria che per molto tempo andò per la maggiore, il cosiddetto Tempio di Minvera Medica faceva parte del complesso imperiale di Gallieno, imperatore di Roma della metà del III secolo d.C. Il problema tuttavia si pone proprio con la straordinaria edificazione di questo edificio che, per la sua forma molto particolare ed interessante, ricorda in realtà lo stile architettonico della prima metà del IV secolo d.C., l'età costantiniana dunque. L’edificio è a pianta decagonale, coperta da una cupola emisferica, come quella del Pantheon, e la proiezione verticale della struttura ci suggerisce, ancora meglio, la sua datazione. Già la sua forma e la pianta, non certo comune a Roma, spinse in molti a trarre diverse conclusioni sul suo reale uso e sulle attività che qui si svolgevano. Nonostante sembri quasi abbandonata a se stessa, soprattutto per la vicinanza ai binari della stazione, ancora oggi possiamo vedere quanto sia imponente ed elegante l’edificio che, probabilmente, era una sorta di ninfeo o aula adibita a sala di lettura, giochi o spettacoli vari. Un luogo di divertimento, intervallato all’interno da nove nicchie semicircolari che, all’interno, dovevano essere arricchite da statue. Al di sopra di tali nicchie si riconoscono i grandi finestroni, adatti per illuminare la sala e per alleggerire l’intera struttura.
Possiamo immaginare, così, l’imperatore con la sua famiglia e sodali passare la giornata tra giochi di luce e acqua, magari ascoltando un poeta o decantando versi. Per la sua caratteristica forma, ed anche per il mistero che si porta dietro (ricordiamoci che, nonostante tutto, gli studiosi hanno dubbi sulla funzione di questa sala), il Tempio di Minerva Medica ebbe un fascino irresistibile per tutti quei pittori, incisori e disegnatori che, nel corso dei secoli, immortalarono Roma. Un monumento che era ancor più ricco di oggi, se consideriamo che la cupola emisferica era ricoperta di mosaici policromi e che la muratura esterna, di cui oggi vediamo solo l’anima in laterizio, era coperta da splendide lastre marmoree. La bellezza eterna delle rovine di Roma che una guida turistica locale come me non manca mai, qualora se ne presenti l'occasione, di mostrare.