
Ecco uno dei numerosi quadri della collezione d’arte esposta nella Galleria Doria-Pamphilj, un enorme complesso sito lungo Via del Corso ed appartenuto, in particolare, alla famiglia dei Doria-Pamphilj (i cui eredi e membri, in un’ala del palazzo completamente privata, continuano a vivere). Se volete visitare, qui a Roma, una ragguardevole collezione di opere pittoriche (e non solo), soprattutto di epoca rinascimentale e barocca, allora siete nel posto giusto. Dopotutto tutti i turisti, alla fine di un mio tour qua, serbano un bellissimo ricordo di questa incredibile galleria.
Questo quadro, attribuito a Guido Reni, ci aiuta a comprendere un aspetto interessante della religiosità e del costume dell’epoca. Il titolo è "Lotta dei Putti", e vediamo tre pallidi putti, riconoscibili attraverso le alette, che giocano, quasi venendo aggrediti, da tre figure simili a putti, ma senza ali. Possiamo notare molte differenze: dal pallido candore, quasi mortale, delle figure alate alla pelle ambrata, scura ed abbronzata degli altri. Non solo! Notiamo l’atteggiamento e l’espressione facciale, che molto aiuta. I poveri putti sembrano subire una specie di aggressione, e gridano disperati nel difendersi. Gli altri, invece, sono quasi impassibili, come incapaci di comprendere la violenza perpetrata. A ben vedere non sembra davvero un gioco, bensì una sorta di aggressione. Cosa significa tutto ciò? Quello che noi oggi chiamiamo come amor sacro e amor profano, un tema molto caro e sentito nel corso del ’600! Ad un amore casto, direi quasi emotivo e non carnale (impersonato dai putti, che traggono la loro origine da Eros, il Dio dell’Amore) si contrappone l’amore fisico, istintivo ed animalesco. Soprattutto in ambito clericale, ovviamente, si pensava che il sesso in quanto tale non fosse guidato dalla ragione, ma dei semplici istinti umani, in totale antisesi con i sentimenti e la Ragione (dono di Dio), che solo chi prova il "vero" amore può avere. E come si nota, a vincere pare essere il sesso. Ma non è finita qui, perché secondo un’altra interpretazione, in "Lotta dei Putti", troviamo segnali della vera vita vissuta dal Guido Reni.
Una volta pare che il maestro ebbe molti problemi con un alto diplomatico spagnolo, in missione a Roma. A causa di alcuni dissidi pare che Guido Reni fu anche imprigionato. Potete capire come tutto ciò non potesse renderlo felice. Ecco, ora provate ad immaginare come i putti pallidi rappresentino la nobiltà (la pelle chiara per secoli è stata ritenuta come un simbolo dell’alto lignaggio di quelle persone, nobili, che passavano il tempo nelle loro principesche dimore), mentre quelli abbronzati siano le classi sociali più disagiate (una pelle scurita dal Sole significava il lavoro all’aperto, lavori eseguiti soprattutto da contadini e uomini semplici). Insomma, ribaltando la cosa, il quadro si può leggere come una sorta di lotta sociale di classe, in cui gli ultimi aggrediscono, fino a sopraffarli, i membri dell’elite. Proseguendo oltre lunga la galleria in cui è appeso questo magnifico quadro, sulla sinistra scorgerete la piccola saletta che, in maniera intima e privata, accoglie il vero capolavoro della Galleria Doria-Pamphilj di Roma: per saperne di più clicca qui...