
A Villa Borghese di Roma, e nello splendido museo ospitato tra le seicentesche mura di questa straordinaria residenza nobiliare, vi sono anche molte opere di artisti veneti, che spopolarono nella Roma del Cinquecento. Tra di essi, non si può non citare Tiziano, il celebre pittore che molto diede all'arte italiana. E tra le opere esposte nella Galleria Borghese, trova giustamente spazio questo quadro, di cui ancora oggi non si conosce bene il...significato!
Notiamo due fanciulle poggiarsi su di un sarcofago di romana memoria, con un bimbetto alato alle loro spalle intento a rimescolare l'acqua contenuta nella tomba. Cosa vorrà mai significare? Abbiamo due opzioni. Il committente era un nobile veneziano che volle immortalare, in qualche modo e attraverso la pittura, il suo matrimonio. Se notate, le due belle ragazze sono gemelle, quindi rappresentano la stessa persona. Forse, secondo un'interpretazione, esse raffigurano la sposa del nobiluomo, nell'atto di ricoprire i due ruoli “ufficiali” tipici della donna dell'epoca: vestita e agghindata per apparire al fianco del marito rimarcandone lo status sociale e l’opulenza, soprattutto nelle occasioni pubbliche, nuda e sensuale per adempiere ai doveri matrimoniali nel talamo nuziale...
Ma vi è anche un'altra interpretazione, più profonda e filosofica. Il quadro, in parte arbitrariamente, è chiamato "Amor Sacro e Amor Profano", un tema molto caro agli artisti del rinascimento e non solo (ravvisabile ad esempio in una tela del Reni ospitata nella Galleria Doria Pamphilj, sempre a Roma, come potete leggere qui)! Secondo questo filone interpretativo, le due donne rappresentano due diversi aspetti di Venere, Dea dell'Amore e della Bellezza (e, dunque, il bambinetto alato al centro non sarebbe altro che Cupido). Perché due Veneri? Una, quella vestita, rappresenta la bellezza terrena e umana, quella che si prefigura attraverso i gioielli e la ricchezza esteriore. L'altra, "vestita" come una Dea, e dunque nuda, sarebbe la Venere Celeste, la personificazione stessa della bellezza ideale, spirituale, la sua stessa essenza. Da notare che sullo sfondo, dietro la Venere terrena, abbiamo un castello (riconducibile ad attività umane), mentre dietro la Venere celeste campeggia una chiesa (l'aspetto spirituale del nostro mondo).
Infine vi è anche una terza via, un’altra ipotesi che attesta come, spesso, anche opere d’arte di maestri del rinascimento siano continuamente oggetti di studio. Se guardiamo bene il bellissimo sarcofago dipinto noteremo lo stemma della famiglia dello sposo, di origini veneziane. Il matrimonio tra il nobiluomo e la donna da lui scelta come moglie fu molto chiacchierato ed oggetto di critiche all’epoca, poiché la fanciulla apparteneva ad una famiglia di Padova, città che a quei tempi tentò la via dell’indipendenza dalla Repubblica di Venezia, una ribellione che rientrò poco dopo. Si capisce come la situazione tra le due cittadine non fosse idilliaca, e si comprende meglio come le tensioni sociali tra le città fossero alle stelle. Forse, però, in quest’opera pittorica Tiziano volle sottolineare come la pace e la concordia dovessero sempre vincere su tutto. Mescolando in parte le tematiche dette in precedenza, si può leggere l’opera anche in questo modo: le due fanciulle rappresentano Venere, appoggiata su un sarcofago (simbolo di morte), il quale però è completamente riempito con acqua (simbolo di purezza e vita). Un piccolo Cupido gioca con essa, come a rimescolare le carte in tavola ed a favorire il ritorno della vita e della pace, che sconfiggono la morte, sancita dall’amore (simboleggiata da Venere) dei due giovani che culminò con il loro matrimonio. Quale sarà la versione corretta? A voi l’ardua sentenza…


