
Posso considerare, a ragion veduta, i Musei Vaticani come un ufficio, dove una guida turistica di Roma come me passa molto del suo tempo. Ma è sempre bello soffermarsi non solo sulle grandiose meraviglie, come la Cappella Sistina, ma anche su ambienti apparentemente secondari che, in realtà, hanno un fascino senza eguali. Pensate al dettaglio della volta e vetrina di un piccolo gioiello dei Musei Vaticani, di cui vedete qui la foto. Sto parlando della Cappella di San Pietro Martire, che adesso vado a descrivervi.
Subito dopo lo spettacolo della Cappella Sistina, proseguendo nel percorso apposito all'interno dei Musei Vaticani, giungerete in una delle tre cappelle volute da papa Pio V nella metà del Cinquecento. Per tale ragione la realizzazione e progettazione di questo ambiente fu affidata a Giorgio Vasari mentre, soprattutto per quanto riguarda i preziosissimi stucchi che abbelliscono ed incorniciano le figure dei santi ed episodi sacri, fu il suo allievo Jacopo Zucchi a lavorare, utilizzando il suo genio artistico. Una cappella che sembra incredibilmente delicata ma piena, allo stesso tempo, grazie ai suoi stucchi intervallati da affreschi che ti spingono a rimanere per ore e ore con il naso all'insù. E' da dire, però, come sin dall'avvento di papa Pio XI (quello dei Patti Lateranensi), ci sia un motivo in più per recarsi nella Cappella di San Pietro Martire: la straordinaria vetrina mostrante alcune delle reliquie e dei preziosissimi oggetti provenienti dal Sancta Sanctorum, la cappella dell'antica sede papale in Laterano, contenente cimeli incredibili (qui potrete saperne di più). Tutto ciò che vedete fu ritrovato nel 1905, e sistemato in quello che era definito Patriarchio (la sede ufficiale del vescovo di Roma nella zona lateranense e vera e propria sede temporale del pontificato nell'Urbe per molti secoli) addirittura dalla fine del Duecento, quando il pontefice Niccolò III sigillò il tutto sotto l'altare.
Questca pregevole cappella, quindi, può in qualche modo essere considerata come uno scrigno pieno di veri e propri tesori, tra cui un reliquiario del VI secolo proveniente dalla Siria, affrescato con immagini del Natale e della Pasqua (tra le prime al mondo). Oppure la cosiddetta "Croce smaltata di Pasquale I", un altro reliquario risalente al IX secolo d.C. che avrebbe avuto, al suo interno, frammenti della Vera Croce (i quali sono alcuni nella Basilica di San Pietro e altri a Santa Croce in Gerusalemme). Capite perché, alla fin fine, visitare i Musei Vaticani significa percorrere un viaggio a ritroso nel tempo? Tra cappelle cinquecentesche e meravigliosi reliquari, provenienti da quella che fu la sede storica del papato a Roma, ce n'è davvero per tutti i gusti. Non credete anche voi?