
In foto potete ammirare una delle icone di tutta l’arte romana antica, un manufatto in marmo, esposto ai Musei Vaticani di Roma, che ha segnato un’epoca ed uno stile interi, se così possiamo dire. Pronti per capire come il celebre Augusto sfruttò l'arte per propagandare se stesso, le sue gesta e la sua politica? Seguite una guida turistica locale di Roma, e la bellezza dei rilievi marmorei di questa pregevole scultura, e ne saprete di più...
Ecco l’Augusto di Prima Porta, statua romana del I secolo a.C. rinvenuta a nord di Roma. Qui troviamo un sunto di tutta la politica e la comunicazione di Augusto, princeps di quel nuovo modello e sociale dell'Urbe che portò, in seguito, alla creazione di un vero e proprio impero. Innanzitutto notiamo che ai piedi, in basso, vi è un bambino con un delfino. Simboli di Eros e Venere! Il delfino è uno degli animali rappresentativi della Dea dell’Amore, da cui secondo la tradizione sarebbe direttamente discesa la Gens Iulia, la famiglia che contò tra i suoi membri gente come Giulio Cesare ed Augusto, appunto. Un modo per dire che l’imperatore era investito di luce e missione divina, quindi incontrastata. Un modo, inoltre, per sottolineare la diretta discendenza divina di Augusto stesso ma, anche, di quel Giulio Cesare suo parente che il primo imperatore di Roma, appena arrivato all’Urbe dopo il suo assassinio, giurò di vendicare. La sua politica, inizialmente, si basò proprio su questo aspetto, la vendetta, un sentimento ben espresso nel tempio dedicato a Marte previsto nel Foro fatto realizzare proprio da Augusto. Ma non finisce qui.
Notiamo la splendida armatura marmorea che ricopre, quasi come un velo, il corpo eroico e muscoloso di Augusto. Al centro troviamo due uomini: quello a destra ha delle armi e delle insegne. Con questo piccolo ma elaborato rilievo, Augusto comunicò al popolo di Roma come lui fosse stato in grado di recuperare le insegne militari romane. In questo caso, però, Augusto non volle elaborare un’idea ma, invece, decise di comunicare direttamente una delle vittorie simboliche, e militari, da lui conseguite. Fu sotto Augusto, infatti, che le insegne militari rubate dai Parti nella Battaglia di Carre del 53 a.C. tornarono a Roma. In quel tempo Crasso, uno degli uomini più ricchi dell’Urbe, ed uno dei membri del primo triumvirato (al pari di Cesare e Pompeo), guidò alcune legioni romane al turbolento confine orientale dell’allora Repubblica. Purtroppo per lui Crasso fallì miseramente, perdendo la vita e la battaglia. Non solo, poiché a seguito della sconfitta i Parti presero, come trofei di guerra, anche quelle insegne che avevano un alto valore, sia sociale che religioso. Ed il recuperarle fu una bella medaglia da appuntare al petto di Augusto che, anche militarmente, stava ridando a Roma quel lustro che, nel corso dell’ultimo periodo della Repubblica, si era appannato a causa delle continue guerre civili. Ed il modo migliore che i Romani conoscevano, all’epoca, per sottolineare i propri meriti era realizzare qualcosa in marmo.
Una statua, qui ai Musei Vaticani di Roma, che originariamente non era bianca e lucente come la vediamo oggi, bensì colorata e policroma! A volte, infatti, i Romani dipingevano alcuni dettagli o elementi delle sculture, come zone del corpo quali capelli o occhi, ma anche oggetti quali armi o armature. Un modo per rendere ancor più belle, vive e vibranti le loro meravigliose opere d’arte...