Ecco, quest'oggi, un’altra opera della Galleria Nazionale d'Arte Moderna di Roma che certamente farà, ed ha fatto, discutere il mondo intero, suscitando anche molta curiosità allo stesso tempo (e se volete saperne di più su un altro capolavoro della galleria cliccate qui). Come sempre entrare in questa straordinaria galleria d'arte, in questo museo di Roma, significa lasciarsi alle spalle i preconcetti che abbiamo sull'arte classica e rinascimentale, per tuffarci completamente in un modo diverso di fare ed intendere l'arte. Un percorso, stabilitosi nel corso del Novecento, che in molti faticano ad accettare.

Qui troviamo una "copia", anche se so che può sembrare strano, ma è così, dell’orinatoio di Duchamp, che tanto scandalo fece! Il nome ufficiale di quest’opera d’arte è "Fontana". Infatti, voi direte, cosa c’entra un orinatoio in un museo? Nulla, se non fosse il fatto che questa viene considerata un’opera d’arte, addirittura una delle maggiori del ’900! Duchamp fece una cosa molto semplice: cambiò radicalmente la nostra concezione dell’arte, una concezione basata su modelli del passato che si radicarono secolo dopo secolo, una serie di basi solide che, però, si sfaldarono a seguito dell'innovazione tecnologiche e degli orrori delle guerre. Eravamo abituati infattii, soprattutto in Occidente, a quadri, sculture, statue ed edifici monumentali di vario genere. Ma con quest’opera Duchamp, agli inizi del ’900, dopo la Prima Guerra Mondiale, volle dimostrare che la vera arte non stava nel soggetto o nella realizzazione stilistica, quanto nell’oggetto stesso e nel contenitore in cui si trova. Mettere un orinatoio in una sala museale automaticamente fa di esso un’opera d’arte, anche perché la sua collocazione è stata pensata proprio per contenere oggetti e manufatti artistici.

Partendo da questo concetto immettere un'oggetto apparentemente semplice e non meritevole d'attenzione, come un orinatoio, all'interno di un museo rende il manufatto un'opera d'arte, la quale di per sé in questo modo  era stata concepita da Duchamp. Tutto poteva diventare un oggetto artistico. Perché questa idea, espressa in parole povere, così bizzarra ma allo stesso tempo rivoluzionaria per la storia d’arte? Perché dopo gli orrori della Prima Guerra Mondiale, Duchamp (e non solo) credette che vi era bisogno di una sferzata, che tutto lo scibile umano pre guerra avesse contribuito a rendere l’uomo talmente crudele da provocare milioni di morti. Per l’artista si doveva ricominciare da zero, mettendo in risalto il fatto che non vi erano più punti di riferimento, neanche nella millenaria arte occidentale. Un chiaro esempio di ready made come lo chiamò lui: pronto per l’uso, già fatto. Non conta la forma ma l’idea, la scelta dell’artista, il quale non doveva più inventare nulla, stilisticamente, perché tutto poteva essere arte. Sebbene a volte ci possa essere in un ready made una componente un poco ludica se non ironica, è certo che l'idea che sta alla base di un oggetto simile fu sicuramente rivoluzionaria: per mezzo di un qualche tipo di manipolazione, come la potè essere la firma che vediamo sull'orinatoio e che a breve citerò, un semplice oggetto perde la sua destinazione d'uso originale per diventare un'opera d'arte a tutti gli effetti. 

Si pensi alla firma, chiaramente leggibile: "R. Mutt 1917". Qui vediamo lo pseudonimo che Duchamp utilizzò per presentare il suo orinatoio, chiamato ufficialmente "Fontana", alla americana Society of Indipendent Artists (una sorta di associazione dedita alle mostre d’arte). Pare che la giuria non comprese affatto il motivo per cui un semplice orinatoio dovesse essere un’opera d’arte e, pertanto, non la espose e la scartò. Un peccato ma, allo stesso tempo, una testimonianza della difficoltà di lettura e di comprensione di quello che a molti può sembrare uno sfregio all'arte stessa, mentre per altri sancì un nuovo inizio ed una nuova concezione, un modo di fare arte rivoluzionario ed ideale basato sull'artista e sulle sue intenzioni e sensazioni. Dunque, ancora una volta, la Galleria Nazionale d'Arte Moderna di Roma si presta benissimo ad entrare in contatto con un mondo dell'arte pieno di spunti interessanti, un modo di intendere l'arte, come minimo, diverso dai canoni a cui siamo abituati.