
Tra i parchi che più apprezzo di Roma c’è quello di Villa Celimontana. Ancora oggi, passeggiando lungo i sentieri alberati, i cespugli ed alcune testimonianze archeologiche che attestano la lunga storia del luogo, è facile sentirsi quasi fuori dalla realtà. Poco battuto dai turisti, il parco di Villa Celimontana si trova a ridosso della Basilica di Santa Maria in Domnica e dirimpetto a quella di Santo Stefano Rotondo. Un luogo pacifico, sebbene ci si trovi effettivamente al centro di Roma (siamo a pochissimi passi dal Colosseo), che però, soprattutto nel corso del Rinascimento, fu sede di una splendida dimora, attorniata da un meraviglioso parco, abbellito a sua volta da straordinarie opere d'arte. Qui, a Villa Celimontana, in parte si può ancora respirare questo tipo di magica atmosfera, che per una guida turistica locale come me, ma anche per i semplici cittadini romani, può rappresentare un punto in cui prendere un bel respiro e far rilassare, per un poco, la mente.
Come tutto ciò che c’è a Roma, la storia inizia secoli fa, addirittura in età Flavia (I secolo d.C.). Non è facile, ma si possono scorgere dei piccoli frammenti in muratura proprio di quell’epoca. Inoltre, a seguito di scavi archeologici realizzati due secoli fa, furono ritrovati i resti dei Castra della V coorte dei Vigiles, il corpo di polizia voluto da Augusto durante la sua sistemazione amministrativa e non solo della sua nuova Roma. Insomma, storie di diverse epoche che si intrecciano! Ma la fortuna del parco arriva nel ‘500, quando tutta la zona viene comprata dalla famiglia Mattei, una delle famiglie nobili più in vista, e ricche, della Roma dell’epoca. Come da gusto e ideologia dell’epoca, possedere una villa suburbana, quindi fuori dal centro cittadino, era motivo di vanto. Il Celio allora, così come nell’antica Roma, era pura periferia. Inoltre, stile imponeva che tale villa dovesse essere circondata da un grande giardino il quale, a sua volta, doveva essere decorato e riempito con antichità di ogni tipo. Statue marmoree, fontane, mirabilia di vario genere che, per diverse vicissitudini, sono state smembrate e sparse per diverse collezioni private, le quali poi sono confluite in collezione museali (come nel caso dei Musei Vaticani, in cui molte opere d'arte della famiglia Mattei sono oggi esposte). Peccato che la famiglia Mattei, a poco a poco, quasi abbandonò il parco e la villa, tanto che solo agli inizi dell'800, grazie al nuovo proprietario, il principe de La Paz Manuel de Godoy, assistiamo ad una nuova rifioritura, in tutti i sensi, del parco.
Il piccolo obelisco del parco di Villa Celimontana, chiamato “spiedino”, viene direttamente dall’Egitto, e fu donato alla famiglia Mattei nel ‘500. Un vero manufatto egizio, in cui ancora oggi possiamo leggere il nome di Ramses II (faraone nel II millennio a.C.), uno degli elementi decorativi del parco di Villa Celimontana che fu prontamente restaurato dal De Godoy (si pensi che l'obelisco era addirittura in pezzi). Per celebrare quanto avvenuto, e la nuova rinascita dell'obelisco, il principe lasciò scritto un ode molto bella, nella quale si legge: "Pacifiche Muse a voi consacro questo obelisco, che con favori e propizie voi potete concedere e conferire a me un rifugio e un lungo desiderio di pace". Parole magnifiche che danno ancora oggi un'idea di quanto meraviglioso possa essere questo parco, nonostante anche gli incidenti accorsi nel corso dei restauri ottocenteschi (si narra, ad esempio, che un operaio dal soldo di De Godoy perse una mano proprio durante le operazioni di pulitura dell'obelisco).