Sappiamo bene come la Galleria Borghese a Roma sia straricco di tesori, tra cui, soprattutto, i celebri gruppi scultorei del Bernini, maestro indiscusso del Barocco che proprio qui, nella casa di quello Scipione Borghese che lo scoprì, cominciò a dimostrare tutto il suo valore. Tra le sue magnifiche opere spicca il gruppo scultoreo raffigurante la Fuga di Enea, celebre eroe troiano il cui culto e figura furono centrali per i Romani, in quanto essi credevano che fu proprio grazie a lui, ed alla sua fuga dalla celeberrima città di Troia, che Roma vide la luce e fu fondata. Per me è sempre un'emozione venire in questo museo e stare a contatto con capolavori del genere. Vediamo se per voi è lo stesso! 

Questo gruppo scultoreo, così come gli altri esposti permanentemente nella Galleria Borghese (per averne la prova cliccate qui), fu realizzato nel quinquennio che va dal 1620 al 1625, quando Bernini non aveva ancora trent’anni. In un'attenta e accesa verticalità notiamo i tre personaggi principali della vicenda, espressi attraverso il marmo con maestria ed attenzione ai dettagli: il prode eroe troiano, Enea, Anchise suo padre ed il piccolo Iulo, di Enea figlio, che si nasconde spaventato dietro la sua gamba sinistra del padre. Ogni figura sembra avere una sua connotazione ben specifica, una sua caratteristica che lo rende unico ma, allo stesso tempo, parte del tutto. Enea, con la gamba destra in avanti, sembra davvero incedere con fatica attraverso le fiamme impetuose della sua casa, nel momento in cui, secondo l’episodio epico, si diede alla fuga salvando i suoi cari. Il volto di Enea, in una bellezza idealizzata tipica del modello greco, è concentrato ma allo stesso certo di riuscire a portare a termine la sua volontà, mentre i muscoli in tensione delle gambe e della braccia indicano ancor di più quel dinamico movimento che appartiene alla figura qui scolpita. Il vecchio Anchise, padre di Enea, è portato in spalla dall’eroe poiché, per la sua avanzata età, non può certamente correre in fretta e sfuggire alle fiamme. In questo caso Bernini è dunque aderente al racconto epico ma, anche, ad un realismo incredibile che si manifesta nelle pieghe della pelle dell’anziano uomo, visibili bene sia sull’addome che sulle ginocchia. In questa sintesi marmorea vi è concentrata l'arte berniniana!

Dinamismo delle figure, date dal movimento impresso da Enea ad esempio, ma anche il sopra citato l'estremo realismo (basta guardare la pelle di Anchise, la sua barba o le sue vene), così come il cogliere il momento di maggior pahos e drammaticità dell'episodio da Bernini raccontato. In questo caso, come descritto nell'Eneide di Virgilio ("Disse; e già per le mura il fuoco più chiaro si ode, e in volute si approssima l'ardore degli incendi. Su dunque, diletto padre, salimi sul collo; ti sosterrò con le spalle, e il peso non mi sarà grave; dovunque cadranno le sorti, uno e comune sarà il pericolo, una per ambedue la salvezza. Il piccolo Iulo mi accompagni, e la sposa segua discreta i miei passi") notiamo Enea che, compreso che Troia era caduta e che la moglie non era riuscita a seguirlo, prese sulle spalle suo padre (portatore delle figure dei "lari", gli antenati protettori della famiglia) portandosi dietro il piccolo figlio, colto dallo spavento e per questo posto dietro la gamba del padre, la quale funziona anche da protezione. Proprio lui, Iulo, sarà alla base della fondazione di Roma, poiché secondo la tradizione, una volta approdato con il padre Enea e dopo molte peripezie nei terreni dell'attuale Lazio, fondò la città di Alba Longa da cui, dopo trenta generazioni, i famosi gemelli Romolo e Remo furono abbandonati. Un filo diretto e prezioso, che Bernini ha immortalato nel marmo.