
Come sempre una guida turistica di Roma, come me, non può esimersi dal consigliarvi una visita al Museo di Palazzo Massimo alle Terme, una delle vere chicche della Città Eterna. Già ho avuto modo di descrivervi qualche meraviglia della collezione ospitata in questo storico palazzo, ma oggi è giunto il momento di approfondire la conoscenza di alcuni manufatti davvero eccezionali, difficilmente visibili in altre parti del mondo. Parlo di alcune insegne militari che, forse, appartennero ad un'importante figura storica di Roma.
Conservate in varie teche al piano sotterraneo di Palazzo Massimo, costruito per la prima volta nel Cinquecento, sono conservate le insegne imperiali che vedete in foto. Si tratta di frammenti, anche ben conservati, in vetro colorato o in ferro, delle decorazioni di tre scettri, tre lance da parata e quattro portastendardi. Solo le parti più durevoli ed in metallo o altri materiali (come il calcedonio per gli scettri o l'oricalco, una specie di antico ottone, per le lance) si sono conservate fino ai giorni nostri. Considerando che tutto ciò può essere datato attorno al IV secolo d.C., è chiaro che dopo 1600 anni le parti in legno, come le aste delle lance, siano andate perse. Tutto ciò fu ritrovato nell'area del Foro Romano, alle pendici nord-orientali del Palatino e vicino all'arco di Tito. Un ritrovamento del genere è davvero eccezionale, poiché testimonia quali, tra gli altri, erano i vessilli o i simboli del potere mostrati con fierezza da Roma nel corso delle guerre. Nel campo di battaglia, poco prima dello scontro frontale in campo aperto (cosa che solitamente i Romani preferirono) si usava mostrare visivamente al nemico a cosa stava andando incontro. Gli stendardi erano utilizzati per riconoscere le diverse legioni e, all'interno di una singola legione, le coorti o le centurie che le componevano. Un po' come si fa oggi con i battaglioni o i reggimenti degli eserciti! Da sapere, inoltre, che tali simboli erano fondamentali soprattutto per i soldati, che vivevano e combattevano per servire Roma e la loro centuria di appartenenza. Una centuria corrispondeva, in età imperiale, a 80 uomini effettivi, i quali a loro volta erano suddivisi in 10 conturberniae da 8 uomini ciascuno, corrispondenti oggi alle nostre camerate.
Sotto il vessillo imperiale, della legione o della coorte di appartenenza (che corrispondeva a 10 centurie), i soldati si identificavano, identificando i motivi per cui combattevano, rischiando di morire. Per questo la perdita di tali vessilli era un duro colpo da mandare giù, poiché significava quasi perdere la faccia, l'orgoglio ed il senso di comunità. Oggi ancora si dibatte, infatti, sul perché queste insegne siano state, come pare, nascoste. Secondo alcuni storici esse appartengono all'esercito di Massenzio, nemico di Costantino che all'epoca fu sconfitto nella Battaglia di Ponte Milvio. Che i superstiti della disfatta, per evitare di farli cadere in mano nemica, le abbiano nascoste volontariamente? Non lo sappiamo, sebbene gli scavi archeologici hanno ampliato la conoscenza di quel fazzoletto di terra posto tra le pendici del Palatino e la Via Sacra, a pochissimi passi dal Foro Romano. Sono stati rinvenuti resti di edifici del IV secolo d.C., appunto l'epoca di Massenzio, rimanenze archeologiche che attestano l'esistenza di un edificio apparentemente privato. Magari era la casa di un soldato dell'esercito di Massenzio, che volle nascondere, per sempre, quelle insegne militari che, dopo la sconfitta, non era il caso di far cadere nelle mani di Costantino. Chissà...