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Quest'oggi torniamo a parlare di Caravaggio, dopo averlo già fatto qui, ad esempio, e torniamo anche a parlare di come questo pittore cambiò, drasticamente, il modo di intendere e di fare arte. Dopotutto, da guida turistica, vi dico che ammirare un capolavoro di Caravaggio è un'esperienza unica e irripetibile, in quanto la sua arte modificò l'arte stessa. E in una città come Roma è facile entrare in contatto con il genio (ma anche sregolatezza), del nostro famoso pittore. Come, ad esempio, nella Pinacoteca dei Musei Capitolini, tra i grandi capolavori di numerosi maestri, spicca una delle opere più ambigue di Caravaggio: il suo San Giovanni Battista.
Siamo certi che tale dipinto a olio rappresenti il santo perché tutti i documenti che abbiamo in possesso, soprattutto quelli della famiglia Mattei (che abitava, tra le altre cose, in un monumentale palazzo nella zona dell'attuale Ghetto) il quale, a inizio Seicento, commissionò a Caravaggio l'opera, indicano chiaramente che il soggetto rappresentato è San Giovanni Battista. C'è un problema, però: niente ci dice, davvero, che il giovane nudo semidisteso, in questa posa anche un poco provocante e con lo sguardo ed il volto a metà tra il sorpreso, il divertito ed il seducente, sia davvero San Giovanni Battista. Non abbiamo aureola né la classica croce di canne, tipici attributi del santo. Niente pelle di agnello a coprire le spalle o le nudità. Anzi, l'animale che sembra quasi emergere dall'oscurità, cogliendo di sorpresa il giovane, sembra più un montone che un agnello. Tutta la scena, poi, è racchiusa in uno spazio angusto e scuro, e solo una figura spicca, prendendosi tutto lo spazio pittorico. Insomma, nessun indizio che sia davvero il santo. Per tale ragione, nel corso dei secoli, si diede un altro nome a questo giovinetto. Per alcuni esso è il protagonista di alcuni episodi, sconosciuti ai più, tratti dalla mitologia greco-romana. Secondo altri, poi, il giovane sarebbe addirittura Isacco che abbraccia l'agnello che lo sostituirà nel sacrificio. Fantasie certo, poiché alla fine Caravaggio ha seguito il suo stile. Solo lui riuscì a rendere così umani, umili e simili a noi i santi ed altre figure bibliche. Il modello usato dall'artista per dipingere il Battista è, probabilmente, uno dei tanti giovinetti di strada che Caravaggio incontrava tutti i giorni nel quartiere in cui viveva, nei pressi dell'attuale Via della Scrofa e Via di Ripetta. Un giovane dall'esistenza difficile, certamente, che con Caravaggio ebbe, a posteriori, il suo momento di gloria. Dopotutto è anche questa l'arte di questo maestro: l'umanizzazione. Anche santi importanti come il Battista, per essere, in qualche modo, più vicini al popolino, all'essere umano in generale (e non solo ai membri dell'alta società che potevano discettare di arte).
Questa tela di Caravaggio, esposta nella stessa Pinacoteca dei Musei Capitolini a Roma dove, ad esempio, è esposto un quadro di Rubens che citai qualche tempo (qui per entrare nel dettaglio) ci indica ancor di più quanto lui ribaltò i ruoli, i canoni e i modelli a cui tutti erano abituati agli inizi del Seicento. Concludo dicendo che la posa del giovane è simile a quella di un altro dipinto del Caravaggio, l'Amor Vincit Omnia, e molto simile a quella di uno degli Ignudi di Michelangelo nella volta della Cappella Sistina. Anche Caravaggio, dopotutto, prendeva ispirazione da altri grandi maestri...