Oggi la vostra guida turistica locale a Roma vi riporta a Palazzo Barberini, sede di un museo interessantissimo, con tante opere d'arte pittoriche di assoluto valore, nonché con soffitti pregevolmente affrescati, come nel caso del maestoso Trionfo della Divina Provvidenza.  Ma a colpire l'occhio, a volte, sono opere che quasi si confondono, in mezzo a tante altre meraviglie. Come nel caso di un ritratto raffigurante una giovane e bella fanciulla, i cui delicati tratti lo sguardo vagamente malinconico e sensuale è diventata, nel corso dei secoli, una sorta di icona. L'opera pittorica fu presa a spunto per spiriti anticlericali, altre volte ancora come icona femminista, più in generale come simbolo dell'innocenza che può essere distrutta dalla violenza umana. Perché tutti questi sentimenti? Perché, secondo la tradizione, questo ritratto rappresenterebbe Beatrice Cenci, giovane donna protagonista, suo malgrado, di uno spiacevole fatto di cronaca alla fine del Cinquecento.

Ma perché questa ragazza divenne un simbolo di lotta e persecuzione, anche a distanza di secoli? In poche righe vi dirò il motivo. Lei, appena adolescente infatti, uccise il padre, con la complicità della madre. Il motivo? L'uomo era violento e uno sfruttatore, e non perdeva un attimo nel denigrare, malmenare ed usare violenza contro le donne della sua casa. Nonostante le motivazioni che spinsero all'omicidio, e nonostante tutto il popolo di Roma, che si appassionò moltissimo alla vicenda, fu tutto a favore delle donne, sia Beatrice Cenci che la madre furono giustiziate. Il pontefice, secondo le cronache dell'epoca, comunque non poteva fare altrimenti essendo garante della giustizia, umana e divina. Ecco perché questa giovane ragazza, qui dipinta, nei secoli è diventata un simbolo anche anticlericale. Aggiungete anche che, secondo la tradizione, il ritratto sarebbe stato realizzato da Guido Reni, artista affermato a Roma e famoso per i suoi delicati dettagli, il quale avrebbe addirittura immortalato Beatrice Cenci la notte prima della sua esecuzione. Tra l'altro il pittore in questione, molto ricercato e rinomato a Roma, nonché molto attivo, nel corso della sua carriera si era già scontrato, in più di un'occasione, addirittura con il papa in persona, come accade per il suo San Michele Arcangelo e gli screzi con il pontefice Innocenzo X Pamphilj (qui potete leggerne nel dettaglio). Anche l'autore del dipinto, dunque, in qualche modo sapeva come far scalpore, nella Roma dell'epoca. Peccato che, però, molto di ciò che ho scritto sia attribuibile a una mera tradizione, a nulla di certo, dunque. 

Non abbiamo prove che l'autore del ritratto sia Guido Reni, così come non abbiamo prove che la giovane sia proprio Beatrice Cenci. Ma sin dall'Ottocento circolarono queste voci, rafforzate da poeti e scrittori vari che avvalorarono le tesi scritte in precedenza. Non è un caso se fu proprio quello il periodo in cui circolarono molto voci del genere, in quanto la perdita del potere temporale dei pontefici a Roma, e la conseguenza crescita di un potere prettamente laico e, spesso, anticlericale, fece sì che tutto ciò che poteva, anche solo vagamente, gettare in cattiva luce il pontificato, andava pubblicizzato. Mi viene Cola di Rienzo e la sua politica marcatamente antipapale, tanto da meritare, a distanza di secoli, una statua nei pressi della Cordonata in Campidoglio. A parte questo, però, rimane il fatto che questo magnifico ritratto, esposto a Palazzo Barberini a Roma, è davvero eccelso. La posa della giovane, ma soprattutto il suo sguardo quasi pietoso, conscio di ciò che la circonda, è molto potente e travolgente. C'è tenerezza, in quel volto, c'è la bellezza dell'arte.