
Torniamo oggi a parlare delle catacombe, quell'affascinante reticolo sotterraneo di gallerie utilizzato anche dalle comunità cristiane come luoghi di sepoltura dal II al IV-V secolo d.C. Settimana scorsa, nella prima parte, la vostra guida turistica vi ha fatto un breve excursus per comprendere l'origine delle catacombe di Roma, tracciandone anche, in parte, una comune evoluzione. Oggi siamo abituati a pensare alle catacombe come luoghi sotterranei in cui era la morte a essere la protagonista. In parte è vero, considerando che esse erano dei cimiteri veri e propri. In realtà, però, le catacombe furono la primissima, vera occasione per la neonata comunità cristiana di trovare una cultura, un'arte e un senso di appartenenza comune. Vediamo insieme qualcosa in più.
Per secoli le catacombe furono le aree scelte per la sepoltura dei morti ma, dopo l'avvento di Costantino e di Teodosio, che nel 380 d.C. stabilì che la religione cristiana dovesse essere l'unica ammessa nell'Impero, le cose cambiarono notevolmente. Sin dal IV secolo, grazie soprattutto a papa Damaso, si sviluppò vertiginosamente il culto dei martiri. Questo portò non solo a rinnovare le catacombe, con la realizzazione di veri mausolei, ma anche ad una nuova e vibrante decorazione artistica, in particolare pittorica, delle catacombe. Agli inizi i cristiani usavano inserire qua e là simboli (come il pesce o l'ancora) che avevano a che fare con Gesù e, soprattutto, con il concetto della Salvezza. In un momento buio come quello delle persecuzioni, si voleva cementare il senso di comunità ricordando ciò che c'è oltre la vita terrena. Per questo, oltre a tali simboli, spesso si affrescavano aree con scene derivanti dall'Antico Testamento che, appunto, vertevano sulla Salvezza (Mosè che percuote la roccia facendo uscire acqua o la vicenda di Giona). Non si rappresentava mai la Passione di Cristo o vite di santi (memori del rifiuto di qualunque tipo di idolo in icone proprie della religione ebraica). I santi, ed in particolare San Pietro e San Paolo, apparvero per la prima volta solo alla fine del III secolo. Dopotutto pare che, a seguito delle persecuzioni di Valeriano nella metà del III secolo d.C., le spoglie mortali dei due furono traslate per un poco nelle Catacombe di San Sebastiano, dove ancora oggi sono ben visibili i graffiti lasciati dai pellegrini in visita. Successivamente poi, con la vera vittoria del Cristianesimo e la costruzione delle prime chiese e basiliche, in particolare con riferimento a martiri, le catacombe furono come abbandonate. A più riprese i martiri furono traslati e non ebbe più alcun senso mantenere in vita quelle gallerie sotterranee che tanto ricordano i momenti più bui della comunità cristiana a Roma. Difatti, passeggiando oggi per i cunicoli sotterranei, vediamo come i loculi (i più comuni definiti arcosoli), sono vuoti, senza più alcuna salma al loro interno. Non abbiamo più neanche le tracce delle chiusure (a volte lastre marmoree con incisi i nomi dei defunti), poiché tutto è andato perduto o, peggio, rubato. Numerosi, dobbiamo pensare, furono i tombaroli che visitarono le catacombe, per raccattare quanto più possibile. Così come, oggi, facciamo forse difficoltà a percepire la vera atmosfera che si respirava in queste aree sotterranee, considerando che la luce era emessa da piccole lampade ad olio, in terracotta, che poteva durare poche ore prima di spegnersi.
Forse anche da qua abbiamo, oggi, un immagine oscura delle catacombe anche se, secondo me, dovremmo semplicemente ricordarci di come esse non furono che l'inizio, stentato, di ciò che poi modificherà profondamente Roma e non solo. Qui ebbe inizio il vero culto dei cristiani, l'attenzione verso quei primissimi martiri che diedero la vita, nel corso di alcune delle persecuzioni contro di essi, per salvaguardare la propria fede. Entrare in una catacomba (tra le quali cito quella dei Santi Pietro e Marcellino, di San Callisto o di Santa Priscilla), significa entrare in intimo contatto con quella comunità, inizialmente composta da gente comune, probabilmente, che in seguito diede un volto diverso alla Città Eterna.