

Questo è il busto marmoreo di Innocenzo X, papa che, nella metà del ’600 e soprattutto a causa del grande giubileo del 1650, abbellì Roma di tante opere d’arte. L'opera è esposta all'interno della meravigliosa Galleria Doria-Pamphilj, un luogo affascinante, opulento e pieno di capolavori dell'arte che vi consiglio di vedere. Ora, però, scopriamo qualcosa di più su questo busto in marmo e sul soggetto raffigurato.
Papa Innocenzo X, infatti, fu anche una personalità un po’ burbera e poco consona al contatto umano, ma fu, soprattutto, una vera miniera d’oro per la sua famiglia, i Pamphilj. Grazie a lui l’intero clan poté dotarsi di palazzi, ville e di una sterminata collezione d’arte, al quale però il Papa aveva posto la cosiddetta fide commissio. Cosa era? Un vincolo eterno sulle opere d’arte e sui beni, immobili e mobili, da lui presi per la famiglia. Gli eredi mai avrebbero potuto vendere alcunché, tanto meno questo bellissimo busto realizzato dal Bernini.
Una curiosità: questa è solo la prima versione di due busti marmorei realizzati dall’artista. Se notate, in basso vi è una grande crepa che sembra tagliare di netto la barba del pontefice! Motivo? Vi è una duplice storia da narrare in merito. La prima, e sicuramente la più sensata, è che siamo semplicemente di fronte a quello che comunemente viene chiamato "pelo", un'imperfezione del marmo che, a volte, si rivela dopo averlo lavorato. Capita, anche ai grandi artisti, considerando anche che il "pelo" sorge per imperfezioni naturali del materiale, cioè in maniera indipendente dalla maestria dello scultore. Ma i maligni dicono che, in realtà Bernini volesse solo dimostrare la sua abilità come scultore ed artista: dopo questa prima versione, infatti, realizzò un secondo busto, perfetto ed ancor più bello di questo. Ed in pochissimo tempo... Come si dice a Roma: "Sò mejo io!". A parte questa seconda versione della storia, certamente la più tradizionale ed interessante se vogliamo, c'è da dire che entrambi i busti furono scolpiti attorno al 1650, anno del grande Giubileo in cui il pontefice, Innocenzo X, doveva essere raffigurato come il deus ex machina, colui che era in grado di organizzare il più grande Giubileo che l'Urbe avesse mai ospitato. Non è un caso che per il secondo busto la Bernini sceglie una posa quasi eroica, in cui il Papa sembra essere ben consapevole dell'enorme responsabilità che ha. Curiosamente, qualche anno prima, Bernini ebbe la stessa esperienza quando realizzò i due busti in marmo dedicati a Scipione Borghese, suo scopritore e mecenate, nonché cardenal nepote ai tempo di Urbano VIII, tra i potenti predecessori di Innocenzo X. Vedete, quindi, quante sorprese qui alla Galleria Doria-Pamphilj di Roma? Ce ne sono di tutti i tipi, come questo altro, piccolo, capolavoro.

