
Imboccando Via XXIV Maggio, ed avendo il Palazzo del Quirinale davanti, sulla destra noterete un anonimo portale con bugnatura. Un’entrata apparentemente non degna di essere guardata, ma che cela dietro di sé un antico casino con loggiato costruito per volere di uno dei più famosi “cardenal nepote” della storia: Scipione Borghese. Costui, agli inizi del XVII secolo, commissionò i lavori all’architetto Vasanzio, uomo di fiducia della famiglia. Una piccola chicca di Roma, non facilmente visibile ma che, ve lo giuro come guida turistica locale e come amante dell'arte, non vi deluderà. Ecco un ottimo esempio di come la commistione tra committenza di una certa levatura, bravura e maestria di uomini d'arte, e senso della bellezza porti ad un ottimo risultato.
Sin dal XVI secolo esplose la moda dei casini, piccoli caseggiati con loggiato utilizzati dai nobili per passare le giornate oziando, ammirando le straordinarie opere d’arte con cui li riempivano, ed invitando amici ed altre importanti personalità per tessere trame amorose o politiche. Oggi tale casino prende il nome di Casino Pallavicini, dalla famiglia nobile che acquistò tutto il complesso dai Borghese, secoli fa. L’edificio oggi è utilizzato in parte come centro congressi, ed in parte ospita la “Galleria Pallavicini”, in cui possiamo ammirare opere di Brill, Carracci o Pietro da Cortona. Grandissimi maestri che, con la loro meravigliosa e straordinaria arte, contribuirono a rendere fantastica la Città Eterna. Il passaggio di mano di questo ed altri edifici attesta anche il fervore economico di una città come Roma che, almeno nelle alte sfere, spesso si dimostrava molto dinamiche. Per varie vicissitudini le famiglie nobili soventi acquistavano terreni o edifici appartenuti ad altri clan di alto lignaggio. Un modo per dimostrare la propria opulenza, e non solo.
Ma ciò che davvero colpisce in questo elegante casino è la celebre “Aurora” di Guido Reni. Un affresco che dà il nome all’intera loggia in cui possiamo notare la delicatezza del tratto del celebre artista del ‘600, che imparò i segreti della pittura nella scuola bolognese di Annibale Carracci. I veli leggeri che avvolgono le personificazioni delle Ore, e questo bellissimo Apollo che guida il carro del Sole senza alcuno sforzo apparente, rendono leggera la struttura stessa dell’affresco, donando a noi un forte senso di quiete e di stupore, tipici dell’arte del Reni. A completare lo straordinario apparato decorativo, troviamo le 4 Stagioni di Paul Brill, esperto paesaggista e capace di donare un grande senso di infinito nei suoi paesaggi, ed i “Trionfi” di Antonio Tempesta, pittore attivo a Roma e che lavorò anche per pontefici ed altri nobili (oltre che per altre nobili famiglie, come potete leggere qui). Insomma, uno dei piccoli segreti di Roma che, se non si sa bene dove guardare, si rischia di perdere…