Tra i simboli di Roma non ci sono solo i grandi monumenti ma anche i rioni, quei quartieri tradizionali che affondano le proprie radici nella storia della città rendendoli unici ed inimitabili. Un esempio, lampante e bellissimo, lo abbiamo con la curiosa Fontana dei Libri, tanto per avere un'idea. Invece, qui in foto, vedete la Fontana delle Anfore, realizzata dal Lombardi negli anni '20 del 900 per decorare, creando un luogo simbolico, il quartiere Testaccio! Per me, guida turistica locale, venire qui e respirare un po' della tipica atmosfera romana non ha davvero prezzo, soprattutto quando comprendo come questa fontana ha molto da dire sull'origine di questo meraviglioso quartiere.

Famoso per la sua movida ed i suoi ristoranti, Testaccio ha una storia lunga che inizia dalle...anfore! Proprio qui, infatti, nella parte a ridosso del Tevere, sorgeva nella Roma antica un porto fluviale, di estrema importanza per l'economia ed il commercio della città. Il cosiddetto emporium, infatti, fu un’opera strategica per la crescita economica e commerciale di Roma sin dal II secolo a.C., quando una serie di banchine lastricate e magazzini furono realizzati, con andamento digradante, sulle rive del Tevere. Oggi qualche resto è ancora visibile, qualche sostruzione muraria che esce dal terreno è che è osservabile alla fine di Via Marmorata, percorrendo per breve tratto il ponte che avrete di fronte. I beni di prima necessità, così come i prodotti di lusso, cibo, sete e via discorrendo giungevano ad Ostia, lungo il Mar Tirreno, per poi esseri trasportati (mediante chiatte trainate, spesso, da schiavi o bovini), lungo il corso del Tevere. E da qui, dalle sale dell’emporium, venivano smistate ovunque in città, permettendo così uno sviluppo senza precedenti.

Di conseguenza si comprende bene come il quartiere di Testaccio, divenuta zona industriale prima e residenziale poi sin dalla fine dell’800, all’inizio della sua storia non era altro che un’area commerciale, molto importante per l’economia cittadine. In particolare, tra i prodotti più amati dai Romani vi era l'olio, proveniente soprattutto dal Sud Italia e dalla Grecia. L'olio era trasportato all'interno di enormi giare che potevano arrivare a contenere sino a 30 kg di olio e che, dobbiamo immaginare, riempirono enormemente l’area di intensi profumo ed un altrettanto intensa attività dedita al trasporto ed al recupero delle stesse. Tali giare, infatti, a contatto con il vischioso liquido, non poterono essere utilizzate per un secondo trasporto, in quanto a volte si rompevano e, altrettante volte, non erano più riutilizzabili in quanto irrimediabilmente sporche e macchiate. Per questo i Romani si ingegnarono per trovare un modo consono allo smaltimento di quei frammenti di vasi, definiti testae in latino (da qui il nome Testaccio), e da questa esigenza nacque il cosiddetto Monte dei Cocci. Immaginate una specie di collinetta artificiale alta circa 35 metri e composta da milioni e milioni di frammenti in ceramica posti ordinatamente su più file, in un riciclo pulito ed ordinato. Il Monte dei Cocci è un simbolo di Testaccio ma tutto questo è rappresentato dalla Fontana delle Anfore, posta in una piazzetta simbolo dell’intero quartiere, circondato da edifici costruiti, in qualche caso, più di un secolo fa. Una fontana da cui sgorga ancora acqua pulita e salubre che, con le sue bellissime anfore messe in bella vista, ci ricorda l’origine stessa di un’originale quartiere di Roma…